Tra quelli che mi piacciono o che ammiro, non trovo nessun denominatore comune, ma tra quelli che amo, posso dire che: tutti mi fanno ridere. – W. H. Auden
Donne, tenetevi strette quelli che vi fanno ridere. Quelli che vi struccano per via di lacrime incessanti che iniziano a sgorgare sul vostro volto mentre arrivano i crampi alla pancia, e non perche’ siete addolorate – ma perche’ vi state scompisciando. Quelli con cui potete stare sveglie fino alle 3, a parlare senza accorgervi del tempo che passa, divertendovi.
Che nello spettro delle emozioni la gioia, pure quella quasi demenziale, quella giocata, quella roba li’, insomma, e’ una roba importante. Che se ride con voi (e non di voi!), siete a cavallo. Poi potete anche perdonargli qualche gomitata accidentale nella schiena. Un po’ meno il fatto che accusi il vostro famiglio di essersi preso tutto lo spazio, e dunque di limitare i movimenti suoi, costringendolo indirettamente a intaccare il vostro sonno beato.
La vita mi ha insegnato che volere veramente bene a se stessi e’ la base per stare poi bene con gli altri. Ma se stando bene con gli altri, quest’altri portano una ventata di leggerezza, mi raccomando, godetevi tutto il piacere di accoglierla.
Che ci vorrebbero sempre decisamente piu’ fiori e molti meno cannoni.
Faccialibro, se lo uso, lo uso principalmente per riversarci i link di questo blog. Dovrei rivedere la mia politica di uso social, ma la verita’ e’ che io sono una donna all’antica e non uso ne Instanteneagramma o il Cip Cip Blu, Tic Tac lo guarda ogni tanto mio figlio. Mi rifiuto di fargli creare un account, per principio. Cosi ne ho creato uno con la mia email, che sta sul mio telefono. Mangio pane e volpe ogni mattina. Io non lo guardo mai, ma controllo cio’ che vede il figliolo, credo di essere una madre elicottero furba. Sono solo una madre stuck in the 90s.
Comunque, il mio FacciaLibro e’ ormai pieno di pubblicità. Pensavo che non potesse adescare parole dal blog, ma e’ l’unica spiegazione che mi do delle sue continue informazioni Capitoline. Non mi dice piu’ come faceva una volta, quali Santa’s Grottos si possono andare a visitare in Munster, o quali sono i migliori rashers del momento. Non mi parla di Pantomime, o di Cork on Ice… e’ tutta roba che sono dovuta andare a cercarmi io googlando. Tutta roba utile, su cui mi servirebbe restare informata per i prossimi mesi col figliolo.
E invece no – credo che poiche’ io non clicco link direttamente da Faccialibro da secoli, Faccialibro abbia deciso di rimescolare la ricetta dei Cookies, non gli do soddisfazione. Magari mi offrisse cookies con chocolate chips, almeno li mangerei.
Stasera mi parla di Eterobasiche, du ragazzette che ‘prendono in giro’ i maschietti di oggi. Mi dice che da Novembre a Gennaio l’Orto Botanico sara’ pieno zeppo di Lucine. Mi fa persino i complimenti perche’ pure io ho visto la serie Netflix “tutto chiede salvezza”, e ho capito TUTTO (una cosa seria ve la voglio dire: fa pensare, molto, e ve la consiglio, non serve necessariamente afferrare ogni singolo vocabolo). La mia amica C commentava che non ha sempre capito quello che dicevano i personaggi, mentre Ossicino osservava che anche se non me ne accorgo, ormai godo di una brillante propensione al linguaggio delle parti sue… se non avessi le e chiuse quando devono essere aperte e le Z sbagliate potrei quasi venire confusa per una local.
Faccialibro ha definitivamente esagerato coi suoi Cookies, e ora crede che io viva nel posto dove non abito e che abbia necessita’ di sapere tutto quello che li’ succede. Mi ha persino mostrato la casa piu’ piccola di Italia. Sto pensando di fare un esperimento social(e) e postare ogni giorno una parola a caso, tipo ‘stivali’. Ho parlato una vita della mia belva, sarebbe dovuto apparirmi ‘il Gatto’ da mo’, ma Faccialibro si vede non la trova una parola abbastanza interessante per stalkerarmi sul tema. Mettero’ un bel Forza Lazio, per par condicio. Vediamo che cosa ne esce.
Ps Lo so che I privacy settings dei Cookies si possono modificare. A quanto li devo infornare per cuocere una delizia?
Vivo in una terra dove ormai un giorno su due c’è un weather warning. Sono le tre di notte. Il vento è così forte che mi immagino come una piccola Dorothy che tra un po’ verrà trasportata in aria nella sua casetta del Kansas. E anche se dovrei esserci abituata i rumori della natura in tempesta mi tengono sveglia. Poi l’ira celeste cessa per un nano secondo. Sento il respiro del figlio che dorme beato, il russare del gatto appallottolato ai nostri piedi. “Ci siamo tutti” mi dico, e penso che pensare questo pensiero mi possa cullare fino a mattina. Chissà se al di là della notte mi aspettano delle scarpette rosse per una nuova avventura. Dal regno del nord nord sud-ovest, è tutto.
Mio figlio ha decisamente preso dai suoi genitori. Ha l’istinto da cane da tartufo di suo padre per gli oggetti belli, e per la tecnologia. Ed ha l’indissolubile amore ereditato dalla madre per ‘le esperienze’. Mi dice che non sa cosa vorrebbe per se’ per Natale, ma gli piacerebbe che avessimo in casa una televisione nuova (io la guardo talmente poca che durante la divisione dei pani e dei pesci mi sono tenuta quella comprata nel 2011, che non me ne fregava proprio nulla di avere una roba fancy), e un nuovo computer. Ha bisogno di un paio di scarpe ma non vuole che gliele compri senza di lui, perche’ io sono ‘stuck in the 90s’ ed apparentemente non ho il suo livello di raffinatezza. Pero’, dicevo, ha preso da me (e ne vado molto fiera) la voglia di esplorare, viaggiare, raccogliere momenti.
Io vi direi “experiences, not things” lui vi direbbe probabilmente “experiences and things too”, ma meglio che niente.
Tra le esperienze che vuole fare, una e’ andare a Londra. E’ una cosa che chiede da un po’, ma che alla fine non e’ mai successa, causa pandemia e cose varie. E forse perche’ essendoci cosi’ vicini mi sono sempre detta ‘ma si e’ una roba facile da organizzare’. Una di quelle cose che dici e che poi non fai mai…. dunque deciso, sono andata su Booking, ho prenotato un hotel e sto iniziando a tenere d’occhio i voli. Ed ecco che un regalo di Natale / S. Valentino (perche’ sara’ il periodo in cui andiamo) si sta materializzando. Gliene voglio regalare, dieci, mille, cento di cose cosi’, perche’ sono sempre convinta che valgono piu’ di un qualsiasi oggetto. E se ci penso poi… suoi occhi che si illuminano per un biglietto del concerto di Ed Sheeran, il suo abbraccio dopo essere stato su una Gondola, l’euforia dello stringere la mano ad un mago per la sua festa, la sua faccia nel deserto del Sahara, e mille altri momenti cosi’, sono tutti momenti che per me non hanno assolutissimamente prezzo.
La seconda cosa che vuole fare e’ tornare presto in Italia. In Italia – mi ha detto qualche settimana fa. “Ciccio, sai, ci sono i voli diretti per casa del nonno a Pasqua, andiamo a trovarlo?” E allora vedi il suo concetto di Italia trasmutarsi. Don’t get me wrong, simpatizza per la famiglia materna, ma e’ che al paesello non c’e’ proprio nulla da fare…. e non avendo cugini dal lato materno o gente della sua eta’ con cui passare il tempo, si annoia sempre un po’. E la sua vena ‘pro experience’ che io adoro gli tira fuori automaticamente voglia di continuare a viaggiare con me. “Ok, ma facciamo ANCHE qualcos’altro? Come l’altra volta che siamo andati a Venezia… anzi, possiamo tornare a Roma, it’s so so coooollllll!!!!”.
Lui – dovete sapere che lui e’ pure un adrenaline junkie. Avendo gia’ setacciato Gardaland (che era il mio posato preferito da bambina e che mi emoziona tuttora, e le somiglianze continuano…), essendo stato a Leolandia, quando dice cosi’ mi viene in mente Cinecitta’ World. Non ci sono mai stata, ma sono sicura che gli poiacerebbe. Allora inizio a macchinare, studio gli orari, guardo i biglietti… Io – dovete sapere che io sono un’amante delle sorprese: farle e riceverle. Alla l’idea sorpresa me la tengo, faccio in modo di cambiare discorso e la conversazione cade.
Stamattina apre gli occhi e la prima cosa che mi dice e’ “Mamma, per Pasqua possiamo andare alla Fontana di Trevi?”. Ero ancora mezza addormentata. Nel dormiveglia ho pensato due cose: 1. se viaggiare e’ la prima cosa che pensi alla mattina, vuol dire che ce l’hai nel sangue, e ti auguro che questa curiosità e questo animo esploratore rimangano con te per sempre 2. Hai detto Trevi – che ci avrà’ fatto mai, a noi, quel posto ….”deve essere un vizio di famiglia”.
Ogni volta che mi faccio una tazza di camomilla mi rivedo nonna, che prima di mandarmi a letto ne beve una con me. Versata dalla teiera marrone a righe concave. E’ una delle cose sue che mi sarebbe piaciuto avere di ricordo, se fosse stata conservata. Camomilla bollente, tre cucchiai di zucchero e poi un letto alto alto di legno con una trapunta blu, in cui sognare nuove avventure.
Stanotte invece mio figlio ha sognato lei.
E per quelli a cui come me, ‘piace credere’, come ci credevano i Celti, che oggi comincia un nuovo anno, e’ sicuramente un messaggio di buon auspicio. E per quelli come me che trattano Samhain con immenso rispetto, il fatto che sia venuta a trovarlo (o cosi’ mi piace credere, che mai l’ha sognata prima in vita sua), mi scalda il cuore.
E’ la notte piu’ gioiosa di tutte, a dispetto di quelli che dicono sia la notte del diavolo e delle tenebre.
Possa essere un’occasione per liberarsi delle cose inutili, e per portare le nostre intenzioni avanti con noi. Che io sono quella che crede “nell’Universo” ma anche che siamo, per la stragrande maggioranza, i pensieri che facciamo.
“Il cavaliere torna dalla cavalcata saluta Mario che chiede “Beh, com’è andata?” lui con le dita fa un numero esagerato proprio impossibile” (L.L. Bar Mario).
Esistono per me poche, pochissime, canzoni che non sono connesse a particolari ricordi, o sensazioni, in compagnia di me stessa o altri. Forse dovrei essere piu’ leggera sulla musica che leggera vuole essere. Ma poi che ne faccio di quella pop, rock o metal?
Una delle eccezioni la fa per me ‘Bar Mario’. ‘Bar Mario’ e sempre stata uguale a ‘canto e sono felice’ ma nulla di piu’. O almeno era cosi’ fino a poco tempo fa. Finche’ due minorenni non hanno tentato di farmela parafrasare.
Parafrasare in una cinquecento color crema, completa di un coro di “Ligabue – Ligabue”. I richiedenti, per caso, si sono imbattuti in un cimelo storico: una musicassetta contenente “Bambolina e Barracuda”. Se ne sono innamorati. La vogliono sentire in repeat. Leggeri e beati.
Leggeri perche’ Ligabue “e’ ancora passabile di poca recensione”. E’ un po’ come Baricco, gli piace fare all’ammmmorrreee (come biasimarlo), e ne scrive a iosa. Ma questo non e’ un disco vietato ai minori, apparentemente.
Ligabue lo potrebbe ascoltare anche un tre-enne. Nonostante l’irritazione del padre per Bambolina e Barracuda alla millesima volta, tra un tornatino e l’altro finiamo per cancellare le divergenze e canticchiamo tutti assieme, me compresa, intrusa nella famigliola felice.
Il testo e’ per i bambini una favolosa storia thriller / poliziesca, un gioco a cacciare indizi, e, infatti, arriva presto una vocina che mi fa: “Ma che vuol dire che deve tornare vestita soltanto del suo bicchiere, e perche’ lo accoglierebbe in accapatoio?”. “Mmhhh” Proprio in quel momento capitano una curva e un animaletto in bella vista, arriva la distrazione, e in un attimo siamo fuori dal tornante e dall’impasse. Tornano a cantare – Il fatto che ci fosse una pistola di mezzo li intrigava probabilmente piu’ del vestito. “Ma alla fine si salva, secondo te?” “Secondo me lui si”, rispondo (“io non lo so” lo penso).
Poi arriva il turno di Bar Mario, e tutto pare filare inizialmente liscio…. Non si chiedono cosa significhi che sul su letto si sta ballando un bolero, ne’ che sua moglie bruci di febbre di vita e si sta facendo le cure. Non commentano sulla parolaccia di quella televisione che agita il culo, dicono che e’ maleducato che lui faccia la mossa, e che sanno bene quale sia…. Fila tutto liscio, fino al numero esagerato proprio impossibile. “Papa’, ma tu l’altra volta non ce l’hai spiegata questa” si vede che oggi proprio gli sto simpatica, e tocca di nuovo a me:
“Tu, dicci, secondo te, cosa significa che con le dita gli fa un numero esagerato proprio impossibile?” Gli potrei rispondere “lo scoprirete da soli, un giorno”, ma verrei probabilmente denunciata. Vorrei essere in un tv show di Gerri dove posso chiamare l’aiuto a casa. Ricanto, temporeggio, ma loro insistono. “Ma perche’ gli chiede come e’ andata …. ma e’ andato a caccia?” “Ma poi che e’ un numero proprio impossibile?” “Ma intende quanti animali ha catturato? Che vuol dire, non capisco….” “Ma poi con le dita quante volte deve muovere le mani?” “Ma io penso …. un numero impossibile, mhhh, proprio impossibile… tu fino a quanto sai contare?”
In quel momento il padre finge di essere troppo impegnato nel guidare, ma in realta’ se la ride alla grande sotto i baffi, e non interviene perche’ e’ troppo divertito dalla scenetta.
“Insomma, dai, dicci, un numero proprio impossibile puo’ essere tipo cinquantacinque?”
Alla fine, arresa, rispondo: “Esatto, ma anche cinque soltanto, alle volte”.
Il mio figliolo, vispo stamattina alle 6.45, ribattendo al mio NO sul concedergli il tablet all’alba
B. “mamma I know why you are saying NO, you hate screens” Io “no caro, ma come ogni volta cerco di farti capire che per il tuo cervello e per crescere bene devi fare anche altre cose, e ci sono mille altre cose che potresti fare” (per esempio, di notte, perche’ ancora notte e’, dormire!!!) B. “I think you are stuck living in the nineties, mamma ….” Io “?!?” B. “you stil use that old fashioned thermometer (lèggesi termometro al mercurio importato recentessimamante dallo Stivale perche’ mi sono rotta di quelli a pila che vedono qua che tre volte su tre non funzionano correttamente) and you don’t even buy yourself a modern coffe machine, you are still using that thing on the hob (lèggesi Moka Bialetti che fa un buonissimo caffe’ e per il poco caffe’ che bevo mi sta bene cosi)”
Questo dice 90’s come si riferisse a un immenso tempo preistorico…. Evvabbe’ che per lui io sono un dinosauro ma. Dicesse in the Seventies sarebbe molto molto piu’ cool.
Ogni tanto, poi, ci prova con il mio lavoro…. “E poi mamma, proprio te che lavori per la Mela, dei prodotti della Mela non ti interessi e sei cosi’ proprio anti tecnologia, non capisco…” Vi evito il conseguente discorso integrale che inizia con “ma no non sono antitecnologia e’ che blah blah” e viene sempre completato con la chicca finale: “E lo sai che neppure Steve lasciava usare l’iPad ai propri figli?” Lui all’inizio pensava fosse una balla inventata da me, poi ha iniziato a crederci aggiungendo un piccolo importante caveat: a) Steve e’ un uomo antico (pace all’anima sua) e che ora, nei tempi moderni, gli iPad non sono cosi’ pericolosi oppure b) lo faceva solo perche’ i suoi figli non erano abbastanza smart oppure c) Ma, ci ho ripensato, sei sicura che non sia una balla?
Gli potrei dire di googlarselo da se, ci metterebbe un nanosecondo, ma devo mantenere la mia linea esemplare di donna ‘anti screen’.
Ad Ali e Ale, che anche se e’ una dedica e non vi piace, non potevo fare altrimenti.
“Chiara come un abc” Bella / Lorenzo Cherubini
Alice Spiga mi ha invitata a partecipare al gioco “T come TAG” lanciato dal blog Il mondo di Shioren. Le regole da seguire sono poche e semplici e le trovate nell’articolo T come Tag di Shio76 (io ho usato l’alfabeto italiano, lei quello anglosassone, ma penso vada bene comunque)…. dunque, eccomi col mio alfabeto personale. Portato a termine il vostro personale alfabeto, potete invitare a partecipare altro bloggisti. Il gioco è aperto a tutti, anche a chi non viene taggato: le regole sono nell’articolo T come Tag. La cosa più importante è citare e mettere il link al blog Il mondo di Shioren, visto che ha inventato questo tag.
Eccomi….
A come Amore. Sara’ cheesy, cringy come si dice qua o melenso…. uno dei miei motti piu’ sentiti e’ “l’amore conta” . Chi segue il mio blog si sara’ pure stancato di sentirselo ripetere, ma e’ la mia bussola. Amore in senso ampio come direzione, non esclusivamente l’amore millantato tra due esseri, ma amore del tutto da piccola particella di un mondo piu’ grande. Rima con B, G, in qualche misura I, sicuramente M, lateralmente N, e si abbina bene ad R. forse per via dei diritti di autore dovrei menzionare L, che ci ha creato un titolo. E’ lui che ha copiato me, ma andatelo a dire a quelli dello showbiz.
A come Adesso Anche Alice e A., e forse dunque come C,D e U. Se il fato esiste… Alice e’ l’amica che mi ha girato sto gioco, che mi ha fatto ritornare la voglia di scrivere (anche se poi non mi ci sono messa davvero), ed e’ per questa sua voglia di scrivere che e’ in arrivo il suo libro. Come e’ arrivato il suo libro, lo racconta bene lei… e mentre ai tempi lo raccontava, e cercava qualcuno che glielo pubblicasse, “pezzettini di giornate” mie, sue, e di A. si sono incastrate. “Word of mouth” ed e’ arrivata a un editore. E’ tutto ovviamente merito suo, ma la particella piccolissima di ‘zampino’ che io ci ho messo, mi fa aspettare Marzo con ancora piu’ trepidazione. E piu’ che io e’ stato A. a mettere poi le cose in moto. Dunque volevo ringraziare entrambi. Per il libro che aspetto e che sara’. “I ringraziamenti sono la parte piu’ difficile e le dediche non mi piacciono” mi ha detto Alice l’altro giorno. Credo di avere appena fatto un paragrafo mischione di entrambi…. uooppsss…. Io, lei, lui ci siamo conosciuti, in momenti diversi delle nostre vite, tutti scrivendo. La trovo sempre una cosa molto meravigliosa. Rima assolutamente con A, F e magari D. E per me ed A. con N. E’ una storia che mi piace tantissimo, e che forse come dice Alice dovrei davvero un giorno trovare il coraggio di raccontare.
B come Bambino. Ovvero mio figlio, il cui nome inizia con la B, ma per privacy lo tengo per me. Ritornando alla voce A, credo sia l’amore piu’ incondizionato che io conosca. Anche quando fa disperare. Fa rima con C e M. B come blog, of course.
C e’ l’iniziale del mio nome, del mio cognome, ma anche di Coincidenze o Caso. A cui io non credo di credere. Pare l’antitesi, ma forse non lo e’ veramente, della voce D.
D come Destino. Sono tutta per il libero arbitrio, per i nostri pensieri che fanno la nostra realta’, ma credo che in qualche modo, “qualcosa”, qualcuno, abbia gia’ forse una sorta di percorso più illuminato per noi, è bello coglierne il filone.
E come Emanuela Orlandi. Ho appena finito di vedere un documentario su Netflix. Una storia che non conoscevo del tutto, nomi che avevo gia’ sentito. Dipende dall’angolo in cui la si guarda, fa molta rima con A, fa anche rima con R. Non fosse stato oggi, avrei messo altro. Ma per questo motivo aggiungero’ altro alla voce V.
Fortuna e Felicita’. Mi lamento come tutti, ogni tanto, ma alla fine quando sto sola, quando guardo le stelle, quando sento una canzone che tocca qualche punto della mia anima, quando mi Centro (faro’ una voce C apposita) so di sapere che sono estremamente fortunata. E mi commuovo.
G come Gattino, ovvero il mio Gatto. Chiamato Gattino perché nella mia isola e’ un nome esotico. Dopo la separazione ho avuto il suo affido al 100%. Graffia, miagola, rompe, difende il suo territorio. Ma sempre per la voce A, quando torno da lui, dopo le mie pendolarita’, e mi preparo al ritorno di mio figlio, e’ lui che fa subito casa.
H come Halloween, detto Samhain a casa mia, e’ uno dei momenti d’autunno che piu’ prediligo. Fa rima con Z.
I come Iniziale – del nome dell’isola in cui abito (detta qui “Isola”), ma anche del posto in cui sono nata e cresciuta (che nel mio blog chiamo simpaticamente “Stivale”). Se credessi nella lettera C, sarebbe una perfetta rima baciata. Invece Isola rima per moltissimi versi con B, e dunque A, e Stivale rima per molteplici versi con A. Entrambe le I rimano pure con D e U.
L come LL, come non potere menzionare il re dei quattro accordi nel mio blog? Gia l’avrò citato mille volte, chi mi segue sapra’ la storia. Un giorno mio padre porto’ a casa un cd di “Buon Compleanno Elvis”, da li, non ho mai smesso di essere fan, a ritroso e in avanti. Uno di quegli amori isterici emotivi che all’ultimo suo concerto mi sono chiesta “ma che ci faccio qui davanti al lui ormai troppo commerciale con una schiera di quindicenni al seguito che gli sbavano dietro”? Beh, io lo preferivo vent’anni fa ma il fascino del capello grigio e’ il fascino del capello grigio. Continuo a tener botta e a dire di si, “che quello, quello che conta contaaaaa”. Dovrei dire che fa rima con A, ma anche perche’ abbiamo gli stessi amori, se lo conoscete bene, rima molto con M (da mare).
M come Mare, un elemento senza cui non sopravviverei. Quel Mare che fa moltissima rima per me con I di Isola, e che regala pubblico a LL sopra rimando spessissimo nelle sue canzoni. M come pure Mamma. La mamma che sono, completemanete diversa dalla mamma che era la mia, anche lei sparsa qua e la’ tra le parole del mio blog. Fa rima con A, N, U e delle lettere che ancora nell’alfabeto non esistono.
N come “Nulla si crea e Nulla si distrugge”, concetto che mi segue negli ambiti e credenze piu’ disparate della mia vita, dai principi della mia tesi di laurea. Fa rima con A, e M ed e’ stato l’ultimo saluto che ho dato a lei. Quando la macchinetta del cuore e’ diventata una piatta lunga linea retta e’ stato il primo pensiero che ho avuto, accanto ad un altro “allora se lo sto pensando proprio adesso, in un momento cosi’, ci devo credere proprio davvero”. E li mi si e’ aperto un mondo. Che in parte ho gia’ raccontato qua e la’ ma su cui potrei continuare ore e ore.
O come Ovetto Kinder. Tacciata di avere dei gusti ‘pessimi’ sul cioccolato rimane per me a fare rima con A (soprattutto da bambina).
P come Pappa, o meglio Pancake. Dopo Halloween, Pancake Tuesday e’ la mia ricorrenza preferita. Un tempo avrei messo a questa voce in primis Piadina. Potrei ancora infilarci Pizza. Ma l’Isola questo ha fatto. Pancake strawberry or banana and nutella e’ una delle cose che rimane per me il centro di una colazione lussuriosa.
Q come Quadri, quaderni, qualsiasi cosa da scarabocchiare, colorare, doodlare, disegnare.
R come Rosso. In assoluto il mio colore preferito. R come Roma, anch’essa protagonista delle mie avventure blogghesche. Non potevo lasciarla fuori. Fa rima con A, C, D, purtroppo E, F, in qualche modo G, I, N, forse U. Insomma si cucca mezzo alfabeto, al pari di A ma senza ritegno. Ladrona davero.
S come Strega. Non solo perche’ e’ Halloween. Sono sempre stata affascinata dalla storia di coloro che definivano streghe, ho letto un sacco di libri sulla loro caccia, l’inquisizione, e tutte le cose poco belle che hanno dovuto subire “solo perche'”…. alla lettera M non ho messo “Malleus Maleficarum”. Ci vuole molto stomaco, ma una volta nella vita e’ una lettura che consiglio.
T come Tatuaggio. Ne ho uno, ne vorrei sempre quasi un altro, ma non ne voglio pari e non ne voglio tre come “troppi”, non saprei dove metterli. T come Texas dove si e’ infilato nella mia pelle. T come Tuttalapauracheavevoeinvece.
Universo. Alcuni lo chiamano Dio, altri dei, altri non ci credono, …. io credo di credere in un “qualcosa”, che sa, anche quando tutto sembra fare davvero schifo: c’e’ sempre Un motivo, Un qualcosa da imparare. Ci credevo gia’ da prima, ma dal “dopo” fa molto rima con la lettera M.
V come Volare. Volo in continuazione, di voli pindarici e tra le hostess dall’uniforme gialla e blu. Se facessero una loyality card (ma sono troppo pigri), sarei tra una delle clienti numero uno. Volo tantissimo da quando sto nell’Isola. Non ho mai contato quanti aerei ho preso da quando vivo qui, ma vi assicuro che sono tanti, infinitamente tanti. Fa un po’ rima con A, un po’ con D, un po’ con U. V come verita’ “la verita’ ti libera” mi hanno detto una volta… V come Vaticano date Verita’ perche’ nulla stoni piu’ nella storia della lettera E.
Zucche, siamo a Halloween, e decorare zucche con lettera B e’ uno dei miei momenti famigliari preferiti. Una e’ adesso proprio adesso in progress, asciuga mentre aspettiamo di tagliarle il volto.
Io sarei curiosa delle risposte che potrebbe dare la mia blogghista spelacchiata, colei dal fascino capitolino e sarei pure curiosa delle risposte di Elasti, che non conosco personalmente ma che seguo con molto piacere e divertimento ogni volta (mai dire mai…). Mi piacerebbe invitare poi alcuni amici non blogghisti, e magari lo faro’, via mail (non voglio diventi una simil faccialibrocatena). E last, but not least, invito A. che alla D metterebbe Dungeons and Dragons, e alla P probabilmente i Pink Floyd, perche’ questi sono ‘giochi’ che facevamo da ‘amici di keyboard’ a vent’anni – ne sono passati venti. Non e’ mai tardi per ricominciare :).
“E a volte su quel muro poi ci alziamo con un dito verso il cielo ed un rosario di domande un pugno pieno di perché … E questa lettera e’ per te tu lo sai che cosa c’e’ se mi cerchi sono qui a un metro dalle nuvole”
A mamma Paolo stava un sacco simpatico. Io non credo si fossero visti molte volte, ma se usciva in qualche discorso, lei lo nominava sempre con un sorriso. Anche dopo, quando ragazzini non lo eravamo più e io già mi ero trasferita nell’Isola. Quando Paolo mi ha spedito il suo primo cd, abitavo a Dublino …me ne sono fatta mandare due copie: una era per lei. “Ma davvero ha fatto un disco?”.
Ieri raccontavo di mamma, di come se ne sia andata all’improvviso e di quanto ‘sia buffa’ questa simpatica fottuta vita. Oggi ho saputo di Enrico.
E a Paolo sono riuscita a mandare solo una emoticon tra le altre emoticon, che mi sembra mamma mi abbia insegnato due cose “sparendo”: non ci sono davvero parole per una roba così, e comunque siamo tutti diversi. Io ho odiato le parole allora, ma ho benedetto i silenzi, e gli abbracci per dire tutto. Ma sarei troppo lontana per questo.
Enrico … Paolo mi riempiva i diari di testi di Bennato, non mi faceva seguire perché era il compagno di banco più chiacchierone del mondo, ed è stato uno dei sognatori più pratici che ho conosciuto in vita mia. A meno di vent’anni sapeva già che voleva fare, conquistandosi molte imprecazioni dei prof, ha sempre detto a voce alta che ce l’avrebbe fatta. E guardalo ora.
“Seconda stella a destra, questo è il cammino” e “una linea che gira e lui risponde serio e’ mia” sono ‘concetti’ che ho imparato grazie a lui.
Enrico io non sono convinta che ci sia un’aldila’ come ce lo volevano insegnare da bambini o da ragazzi, ma oggi ho pensato a mamma, e poi ho pensato a come sarebbe forte, se potesse vivere su quella stella su cui a volte la immagino. Ho visto una foto tua da giovane oggi, mi ha colpito un sacco, vi trovo identici. Mamma non si farebbe sfuggire la somiglianza. Ti accoglierebbe con un “ma lei è il papà di P!!!!”, e poi che ne so.
Ho come l’impressione che se lui o Elena ti cercassero ti troverebbero li, a un metro dalle nuvole. E mi piace pensare che Paolo lo sappia.
Buon viaggio a te. Ed un abbraccio ai ragazzi tuoi. Forte. Anche da qui.