My little Cupido

“Mum, c’mon let’s get you a boyfriend. I mean, there are dating apps…”.

Ora lo costringo a imparare seriamente l’Italiano e gli faccio leggere tutto PostalTinder.

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Fatevi avanti oh pretendenti.

by l’uomo più importante della mia vita, anni 8.

“Mamma, nessun uomo può entrare in casa senza che piaccia PRIMA A ME.
Ti faccio una lista….”

Perche’ io da sola io chissà cosa potrei combinare ….

Sono un po’ suspicios, mi dice.
Non e’ che staro’ frequentando un paio di spasimanti di nascosto da lui?
Sono forse indecisa come quando lui ha baciato quella sotto allo scivolo, e poi l’altra dietro la scuola, e loro alla fine l’hanno scoperto e l’hanno mollato?
Questo e’ successo due anni fa, e lui ancora quando ne parla e’ sinceramente addolorato.
‘Mamma, ma io le amavo tutte e due, davvero’.
(Se non lo amassi cosi’ tanto gli direi che per forza l’hanno beccato, e’ pur sempre un uomo contro due magnifiche …ma ho la responsabilità’ di averlo messo al mondo, devo rimboccarmi le maniche e spiegargli un paio di casette più importanti…)

Pero’, anche, gli concediamo che aveva 6 anni e mezzo e mi concedete di non preoccuparmi troppo? Grazie.

‘Mamma, sta cosa mi puzza comunque…’
Mi dice che sono troppo cool per non farli innamorare tutti, e poi, PERSINO il CCCE ha una fidanzata … (non riferite al padre, semmai).

Indaga indaga, ma non trova mai nulla di soddisfacente. (Sara’ che sono Donna?).

Avanti miei prodi, quello che piace a me lo scoprirete solo se passerete il suo test.
Se pensate di iniziare con una buona cena (a base di Nutella), potreste far contenti entrambi.
Se portate un dolcetto alla maria, magari non ditegli che e’ uno stupefacente. A chimica non e’ ancora arrivato.
Se fumate tabacco, sappiatelo, quella sostanza rientra nel punto uno per importanza (anche se non l’ha specificato).

Lasciate ogni speranza voi che entrate.
Tranne se avete un cane.
Da un paio di mesi il boss ha cambiato idea, anzi, ne vorrebbe uno.
Potrebbe essere un modo per conquistarlo.

Ma poi avreste tutte le ire, e gli artigli, del Gatto.
Valutate voi.


Le donne dei CCCE*.

*per chi non si ricorda, o che arriva ora, “Coniuge Che Chiamiamo Ex”

Uomini, se non ci fossero bisognerebbe inventarli, si diceva.
Sesso, senza di esso molte di noi non saprebbero proprio barcamenarcisi.
Ancora non trovo il genere mio abbastanza attraente da farne a meno. Magari mi eviterei tanti problemi. Magari scoprirei tanti mondi a me ignoti. Per ora, comunque, resto della mia idea.
Anche se, le donne, se non ci fossero loro, non ci sarebbe il mondo.

Quando incontrate uomo nella vostra vita, pensateci su. Che siate uomini o donne, pensateci.
Potete cosi’ chiedervi “viene prima l’uovo o la gallina?”.
Oppure, “vengono prima i semini o l’uovo”?
(Scusate, da ste parti stiamo in fase di “educazione sessuale” scolastica.)

Vengono prima i semini o l’uovo?
Mi direte che senza di quel piccolino sportivo per eccellenza, che corre corre corre e vince su tutti gli altri che a un certo punto si stancano e gli dicono ‘va be, vai avanti tu, tanto noi moriremo tutti’ un uovo non farebbe nulla.

Eppure non è del tutto così.
Fa’ una cosa, per gran parte della vita di moltissime donne, una volta ogni mese: arriva a rompere.
Ovvero: ci rende isteriche, ci fa avere caldo quando fa freddo, freddo quando fa caldo, ci da’ enormi fitte alla pancia.
Ma anche: ci da’ diritto a piagnucolii insensati, colazioni portate a letto, coccole elargite a iosa e dosi extralarge di cioccolata. Ed e’ un’ottima scusa per dire di NO, basta moltoooo poco con gli schizzinosi e risulta comunque piu’ efficace di un mal di testa con tutti gli altri. Non sottovalutiamo.
Poi, invece, le volte che decide di non restare solo o fa il miracolo (un’altra donna tra noi, evviva), o fa il danno (un altro e basta.)

Quando incontrate un deficiente nella vostra vita, o il vostro Prince Charming,
o vostro padre, zio, il vostro migliore amico….
Fossero, donne, anche Orlando, Renga, Aureliano, pensateci su.
Chi li ha portati in questo mondo, e’ comunque una. Di noi.
Non e’ un compito facile avere cotanta responsabilità.

Riflettevo dunque, su donne e responsabilità, e su quale siano quelle di una donna di un CCCE.
Donne, pensiamoci. La donna del vostro CCCE e’:
a) Colei che ve lo ha portato via?
Ovviamente e’ stata lei a fare tutto, essendo Donnastuta (senza tuta ma col vestitino sexy. Non come noi CCCE.). Si noti: il deficiente le e’ solo andato a dietro con l’unico neurone che aveva. Poiché’ era una testa di. Finale? E’ grazie a loro che ve ne siete liberati. Applauditela.
b) Quella che l’ha consolato non appena trapelava la possibilità’ che vi mollaste. Faro’ pure di tutta l’erba un fascio, ma inizio a credere che ‘gli uomini non sanno stare da soli’ non sia tanto una frase fatta. Non attorno a me, almeno. Ho infinita’ di esempi.
Ma perche’ biasimarli? Chi non vorrebbe mai avere accanto una grande Donna?
E’ che le donne sono un po’ crocerossine, un po’ sognatrici. Non smettono di sperare un giorno di trovare un grande uomo… e si impietosiscono, e ci cascano. Ritenta sarai piu’ fortunata. Ritenta.
c) Colei che era la sua CCCE prima di voi, ma la loro storia non e’ mai finita?
Non so che dire, uno che fa la collezione di CCCE e’ forse meglio perderlo che trovarlo? A meno che non vogliate entrare nei Guinness dei primati…

Oppure

d) Quella che passava di li’, per caso.
Mentre il vostro CCCE spergiurava agli amici che di donne non ne voleva più sapere (l’eccezione che conferma la regola, vi faremo una statua). Ma e’ capitato.

Non importa come sia successo, oggi e’ lei che sta col vostro CCCE. Peggio per lei, direte. Sfigata.
Un po’ ne rimanete comunque curiose, un po’ ve ne impietosite, forse ne siete anche, nonostante tutto, un po’ gelose.
E non dovete per forza averci a che fare.
Ma se avete dato alla luce i (vostri) figli del suo fidanzato/compagno/partner/deficiente probabilmente, in quei casi, per vie piu’ o meno indirette ne potreste venire a conoscenza. E ci dovrete, piu’ o meno, venire a che fare.

Lei e’ quella che:
1. Lascia romantiche impronte di rossetti sugli specchi: sta ancora alla fase tutto arrosto e niente fumo. Beata.
2. Lascia cornici piene di foto in cui sorride accanto al CCCE. Guardando in camera mentre il CCCE le schiocca un bacio sulla guancia. Come in tutte le foto con le sue ex, sorelle, amiche, donne. Auguri. Che vada a farsi una ricerca.
3. Non volevi vedere finche non te l’avessero presentata, ma Faccialibro e’ arrivato prima. Cosi’ hai imprecato quando hai ricevuto uno screenshot su whatsapp con la sua foto “te la giro, perche’ so che tu Faccialibro non lo usi”. Grazie Mark. Per avere comunque sempre tanti fan. Che non capiscono la scelta di abbandonarti.
3. Si è presentata alle feste degli amici della (sua) tua prole mentre la prole non toccava a te. Hai saputo della sua esistenza dalle mamme della scuola che
“abbiamo visto lui con la sua compagna, la dentista”
Silenzio
“oooppsss, che non lo sapevi?”
Sei rimasta allibita, poi ti sono girate perche’ hai scoperto che questa e’ diventata il taxi delle tue figlie. Perché il tuo CCCE fa buon viso a cattivo gioco. E’ lei che le scarrozza ovunque. A tua insaputa. Ed e’ talmente ufficiale che gli altri sanno persino che numero di scarpe porta.

Oppure.

Oppure si chiama Scaltra – S.C.Altra – Altra, come l’altra che non lascia mai tracce.
S.C. come sticazzi. StiCazziAltra. E a te lascio l’interpretazione preferita.
Non si presenta a feste della prole, non la vedrai mai in foto. È quella che si diletta a dipingere nudi. Quel quadro che il tuo CCCE ha appeso in camera? Non e’ altro che lei di schiena (dice lui). L’hanno vista pure i tuoi figli. Ma non la riconoscerebbero mai.
Lei è quella che ha i fatti suoi e nessuna intenzione di fare la plateata. Il debutto in società e’ solamente uno scherzo. A te lascia tutto il parentame e le feste comandate ancora assieme.
Non ne sospetteresti MAI.
Senonche’ il tuo CCCE e’ uomo. Non di una rara intelligenza come noi.
Comparisse qualche indizio, sai sicuramente che e’ dovuto alla sua sbadataggine.
Tu, per esempio, della notte tutto arrosto e niente fumo non saprai mai nulla. Perche’ lei non ha lasciato bacini ovunque ne’ ha dimenticato abbigliamento PostalTinder numero 6 nel corridoio senza che lui se ne accorgesse (sarebbe stato probabilmente facile).
Non conosce i tuoi (suoi) figli, dunque non ti arriveranno mai domande aperte tipo ‘perche’, mamma, papa’ ha una fidanzata e tu nessuno?!?’ (vi giuro che capita. Mio figlio mi ha persino fatto una lista di come deve essere il mio prossimo uomo, magari un giorno la postero’).
Ricorda, Il tuo CCCE, e’ un pirluomo.
E da oggi pure il Cretino Che Conoscete Entrambe (avere altro in comune? La prima e l’ultima lettera del nome? Potevate scegliere meglio).
E oggi il brillante l’ha riaccompagnata in stazione, e quando e’ tornato ha lasciato due caschi sul tavolo della cucina accanto a due tazze di caffe’. E tutta la scaltrezza e’ andata a farsi friggere. Nel fritto che lei non sa cucinare (un punto a te, benedetta Donna).
E tu sei Donna, sei intelligente, e ci sei stata assieme abbastanza a lungo per sapere che:
a) non ha nemmeno tre neuroni, figuriamoci se ha due teste;
b) non ha dovuto accompagnare la madre a fare il vaccino. Non c’e’ altra gente che lo tollererebbe cosi presto la mattina. Ne’ doveva portare (suo) tuo figlio a scuola, perche’ il figlio era da te;
d) non ha fatto bisboccia con gli amici, salvandone uno dalla sua CCCE con cui ancora convive..

Ma guarda un po’ il Karma …. ha fatto dimenticare ai tuoi (suoi) figli quella cosa cosi’ importante, a casa sua, proprio oggi. Capitava che passassi da li’.

Cara mia, ti si ammira tanto. Tanto che Scaltra dovrebbe riflettere sul fatto che un motivo se sei una CCCE c’e’, e filare a gambe levate. Ma forse se non avessi lasciato libera l’interpretazione del SC, avresti capito….

Scaltra non vorrebbe nulla da te, o forse, una cosa. Da CCCE a CCCE. Rivedere gli acronimi, che i vostri CCCE diventino CCCEEB (coloro che chiamate ex e basta). Basta na firmetta, ti puoi impegnare anche tu.

E una cosa col tuo nome da levare. Che le cose a tre non l’hanno mai ispirata. È una questione di principio, regole o non regole. Quando sarai la donna di un CCCE, e non solo una CCCE per se’, le darai ragione.

Mi scuso con tutti gli uomini, perche' in realtà io vi adoro. Ma stasera andava cosi'.
E bacio le CCCE che non verranno mai a dirvi in che guaio vi state ficcando. 
Dopotutto, non sono fatti nostri. 


PostalTinder


Parliamo di Tinder.
Questo meraviglioso prodigio a cui la gente moderna si rivolge per cuccare.
Io, scusatemi, saro’ prevenuta, old fashioned, nostalgica ma non ce la posso fare.
Buon per voi se ci avete trovato marito, Mr Grey, un compagno di merende, l’idraulico, un toyboy o tutto quello che cercavate.

IO ribadisco, non fa per me…
Chi come me e’ anzianotto avrà magari avuto madri che ricevevano a casa il catalogo Postalmarket.
Avete presente? No? Peccato, quello mi sembra.

Se non ne avete mai sentito parlare, eccovi qua un paio di esempi del contenuto:


Della serie: I classici gran linea.

A sinistra:

  • Numero 5 – bei pettorali, ok mettiamogli un cuoricino.
  • Numero 6 – A me piacciono quelli col petto villoso, quindi mi spiace, passo.
  • Numero 7 – ? La fantasia erotica che avanza. Sono tarda, perdonatemi, non carpisco. Il prossimo?
  • Numero 8 – lo sportivo. Ci piace, se si e’ fatto’ male vuole dire che si impegna. E che gli piace sudare. Cuoricino.
  • Numero 9 – vedi punto 7 (adesso chiamo zia perche’ pure lei riceveva Postalmarket e mi faccio spiegare…). Prossimo, grazie.
  • Numero 10 -balle che le dimensioni non contano, perche’ se parliamo di lunghezza 19,900 beh pure Moana potrebbe rimanere un po’ sconvolta. Io non so voi, io sono timida, io passo.

A destra:

  • Numero 1, 3, 4, 6, 7, 9. Mi spiace. Ancora attratta da un sesso solo. Percio’ passo (felici saranno i maschietti di ritrovare queste bellezze anni 80. Ringraziatemi.).

Non addoloriamoci donzelle, se nessuno ci aggrada.
Ce la possiamo cavare benissimo da sole. Un dito, un movimento leggero, e via, passa tutto. Semplice, come girare una pagina del catalogo Postalmarket.

Diversamente agli esemplari qua sopra, nel telefonino, gli abitanti di Tinder, si distinguono in due categorie (+ una):
1. Quelli che mettono foto vere. Alcuni tentano selfie con modalità portrait che illumina il viso e rende più giovani. Altri stra-onesti si ritraggono sul divano, birra tv e calzino rotto. Altri usano foto di bambini (altrui) per intenerirti. Poi puntualizzano nel commento che questi sono i nipoti. Altri ancora usano foto di bambini (loro stessi, da piccoli) per farti sciogliere un po’.
2. Quelli che elargiscono fotomontaggi. I palestrati, i fotomodelli, quelli che beneficiano delle luci di display.
3. Quelli che piacciono a me – i ROMANTISTERIOSI. Non i Romani istericimeravigliosi, attenzione, bensi’ i romantici misteriosi. Quelli che mettono la foto del paesaggio. Perche’ bellezza non e’ come sei tu, ma il modo in cui vedi il mondo che ti circonda.

Dovete sapere che chi mi ha introdotta al mondo Tinder e’ N. la mia fedele istruttrice di nuovi media.
Perche’ lei ha un account, io no. Ma non vi nego che ero curiosa e, un giorno, ho chiesto.
Ho chiesto mentre andavamo a fare jogging al parco, che qua e’ l’unico modo legale di vedere qualcuno.
Puoi incontrare qualcuno per esercizio fisico, rigorosamente all’aperto, e devi tenere due metri di distanza.
Dunque, tutto quello che piacerebbe a noi, e’ multabile. Corriamo va.
Io: “Ok, dai…, spiegami come funziona”
N.: ” Dunque, tu scrolli le foto, poi se uno ti piace ci clicchi, altrimenti passi”.
N.: “Per esempio guarda questo…. oh ma non schiacciare davvero che poi se e’ un match scrivono a me…”
Io: “E’ un no”
N: “Swipa… il prossimo?”
Io: “Wow questo ha il profilo col laghetto e la luna che se specchia dentro ar fontanone ME PIACE… romanticoo.”
N: “Ma di lui che mi dici?”
Io: “Di lui non c’e’ neanche una foto, misterioso e intrigante. Lo voglio conoscere!!!!. Dice che fa il cravattaro“. (Ma non le piacciono i Romani isterici n.d.r.).
Lei si ferma, mi guarda addolorata e scuote la testa perché lei sa, io invece sono troppo tonta per capire.
N: “Tu sei pazza, quelli che fanno cosi’ si nascondono solo. Non mettono foto LORO perche’ sono psicopatici, mica perche’ capiscono che l’essenziale e’ invisibile agli occhi e non si vede bene che col cuore, come diresti tu”.
Io: “Ok, allora no, basta Tinderstudio, non mi avranno mai”
N: “Ma dai, piantala, come la vuoi conoscere la gente altrimenti? Gia’ non abbiamo tempo.. .e adesso c’e’ pure il lockdown, almeno quando riaprono tutto tu hai già un puntello…”.
Non le si puo’ dare torto, che pur essendo delle gnocchissime milf lavoriamo full time, teniamo pargoli da accudire, e non abbiamo piu’ vent’anni. Voglio dire, oltre al tempo manca pure la scelta.
il campione medio di uomini liberi e colti che potrebbero innamorarsi di lei e di deficienti che potrebbero impietosirsi di me e’ ristretto. L’amante e’ un lavoro troppo faticoso.
Dunque chi ci rimane? E soprattutto come li adeschi?
Io: “Non possiamo trovarli al parco?”
N: “Hai chiuso con gli Sportivi, ricordi?”

Allora mi convince a tornare al catalogo uomini.
No, no, no … hey, aspetta … guardaaaaa quiiiii….
“davvero ne hai finalmente trovato uno che lo guardi soltanto e ti piace?!? DAVVERO?”

Esulta dalla gioia sicche’ io sono rinomata per avere dei gusti talmente difficili riassunti in: NON TI PIACE MAI NESSUNO.
Riassunto delle amiche:
Andiamo al pub e tu al figone dici ‘meh’, andiamo al mare e tu al bonazzo dici ‘mh’.
Andiamo al cinema a vedere 365 days con tutto il pubblico che vorrebbe essere la protagonista per avere lui addosso ogni secondo, e tu lui nemmeno lo vedi. Sotto la doccia nudo per ore e il tuo primo commento e’ “ma che belle piastrelle”. NCSS. Non ci sono speranze.

Pero’ capitemi, NON E’ VERO che non mi piace mai nessuno. E’ solo che non ce la faccio a decidere che ‘mi piace’ uno esclusivamente da come apparirebbe in foto.
Chi mi conosce sgancerà la bomba Renga. E’ vero, lo ammetto, credo abbia i ricci e il sorriso piu’ bello del mondo. Perfino di Orlando.
Ma come faccio a decidere che mi posso innamorare di uno, così, solo perche’ ha dei boccoli color corvino?
Ok, non ti devi innamorare mi direte, puoi anche solo farci cose…
Ma no, non posso…..



E che gli dico?
Guardi non posso
Io quando ho amato ho amato dentro agli occhi suoi
magari anche, tra le sue gambe
ma

R.V.


Vi giuro che non ve lo sto dicendo perche’ siamo in lockdown. O perche’ sono single.
Credo davvero che, come gli uomini, se non ci fosse, il sesso bisognerebbe inventarlo.
Rimane per me tra le cose piu’ belle che degli esseri umani possano fare assieme.
Ma io preferisco sempre sia ammmorree, anche di un istante, perche’ per me non si riduce tutto a meccanica. Non e’ una posa di yoga.
Io non ce la faccio a fare il fenicottero rosa appeso al muro del tuo corridoio se tu prima non hai almeno tentato di intortarmi, non mi hai sedotta, anche malamente, o almeno ci hai provato.
Se non mi hai mai presa di testa. In senso metaforico.
Dopodiche’ ti chiedo i muri, lo zoo, i laghetti, persino la palla del criceto. Tanto siamo magri e il tuo criceto e’ obeso. Ma solo perché sei stato bravo. Mi hai dato un motivo.
E non e’ che ci dobbiamo sposare, nemmeno fidanzare, tantomeno rivedere. Non importa.
Ma io devo sentire che un qualcosa c’e’ che ci ha incollati assieme in quel momento. Importa.
Importa la chimica. Importa come ti muovi, importa come mi muovi, importa quello che smuovi.
Importa che quello che smuovi e’ fatto da ossitocina, e sapete l’ossitocina voi chi la rilascia? Il cervello.
Importa che abbiate una testa, e che non siate soltanto una testa di.
Importa che mi abbiate fatto credere a qualcosa.
Che mi abbiate affascinata, interessata, fatto pensare ‘questo mi fa sangue’.

E che mi facciate sangue, badate, non dipende solo dalle piastrine che circolano nelle mie vene da mezzo ventre in giu’. Che anche mezzo ventre in su conta, perche’ quando il sangue non arriva al cervello rischi un ictus.


Ora immaginatevi un profilo in Tinder a cui io dico ‘no’.
Magari siete Ugo Fantozzi e io ho in 10 secondi eliminato la vostra foto.
E magari invece, non avessi banalmente scartato voi, saremmo usciti e mi avreste tenuta tutta la notte sveglia a vedere qualsiasi tipo di stella, e io avrei apprezzato. Molto. Ma ho messo una x e mi sono giocata la notte piu’ intensa della mia vita. Solo per un po’ di panza, le bretelle e dei mutandoni non troppo sexy.

Perche’ la verità è che non è fondamentale come mamma vi ha fatti (perlomeno quando vi si vede in 2D). Avere capito il trucco, quello, invece, e’ necessario (io non ve l’ho mai detto).
Magari Tizio mi dice che sono una bambolina e non un barracuda e io ci credo e gli lascio il mio numero.
Sussura che la mancanza di tettanza si può anche sorpassare, dato che saranbelligliocchinerisaranbelligliocchiblu. E io non ci credo, ma riesce comunque ad accompagnarmi sotto al portone.
Magari Caio mi dice che sono una donna intelligente, e che gli piacciono le donne che pensano. Io fingo che questo blog non esista, e finisco per baciarlo.
Magari Sempronio dice che ha tanti interessi, che legge (non solo giornalini porno), e io mi levo almeno la giacca.
Magari Cesare mi fa pure ridere, passiamo ore e ore a parlare di tutto e di piu, ci raccontiamo segreti fino alle 5 di mattina bevendo limoncello. E io ci sto. E il giorno dopo non incolpo i 40 gradi del cicchetto.
Magari finisco persino per innamorarmi.
E a farci l’ammmorrre fin quando fa male fin quando ce n’e’.
Perche’ vedi dove ti può far finire un viaggio di testa.
Magari cosi va, ma non succederebbe mai dipendendo soltanto da uno schermo e una foto. Non ce la farei.

Magari tu sei un delinquente (ma io non lo so) e hai una locanda sul mare, dove mi inviti a passare un weekend di fuoco (sul serio). Mi dici che la polverina che ti ho trovato in tasca e’ un materiale che servirà a restaurare quadri di Michelangelo. E che tutte le donne seminude che ti girano per casa sono delle modelle.
Prometti mi porterai presto a visitare la Cappella Sistina, dove vedrai dei tuoi cari vecchi amici. Per parlargli delle modelle, e della polverina.
Ma prima dobbiamo passare da Ostia.
E io a Ostia Lido ce vengo pure, e nun ce faccio caso si tu durante la nostra cena romantica me molli pe’ anda’ a mena’ Spadino. Armato di rivoltella. (E non le piacciono i Romani isterici, n.d.r.).
Nun me viene da pensarce, pecche’ quando l’arancia rosseggia sur mare e io ve vedo li, me dico solo ‘ah quanto sei bello’.
E so che quanno tutto questo sarà finito anche noi finiremo. In riva ar mare, sotto le stelle, con la sabbia addosso, a fare la mossa del gambero fritto o der sorcio steso. E te vengo pure vestita come la numero 6 della foto a destra qua sopra. Perche’ e’ vero che t’avevo detto che mi piacciono i misteriosi romantici (e non i Romani isterici n.d.r.) ma tu sei comunque un tipo in gamba, e mi hai intortata.
Di conseguenza sei diventato ai miei occhi pure bbbbono. E allora, solo allora, a saperlo, avrei potuto sceglierti in Tinder.
Anche se non sai parlare, anche se ti chiami Aurelia’.
Non mi sarebbe bastato vederti il pettorale. Chapeau.


Intermezzo.

Soundtrack: 

"Coz me and the boys will be playing,
all night."
(Spotify) 

E (nella mia testa) 
la voce di un giovvvine Stella,
da quel palco, che dice
"a tutte le Beth"



Intermezzo.
Spotify passava UNA canzone.
Ah, le canzoni, quelle magnifiche che se le associ a qualcosa, qualcuno, un momento, finiscono per restare cristallizzate nel tempo.
E per regalarti un momento di eterno.
Che se le riascolti, ti riportano li, dove le hai sentite per la prima volta.
O nel momento in cui ti hanno rapita per sempre.
Oppure, ancora piu’ bello, nel per sempre del momento che non ti aspettavi, ma che ti ha decisamente rapita, e che resterà per te UN momento.

Che se avessi una figlia femmina probabilmente finiresti per dirle che gli uomini, di cui ci lamentiamo, di cui sparliamo, di cui ci innamoriamo, che non sopportiamo, che vengono da Marte e noi da Venere.
Quelli, quelli se non ci fossero bisognerebbe inventarli.
Tutti dal primo all’ultimo. Tutti quelli che ti capitano tra capo e collo.
In veste di amici, nemici, dirimpettai, amori, confidenti, amanti, rompiscatole, machimelohafattofare.
Tutti quelli che compaiono nella tua vita. (Ok, non esageriamo, facciamo QUASI tutti dddaaiii.)

Spotify mi passa questa canzone. E mi dico che sono per prima, fessa, in fissa ma Felice.
Felice d’avere incontrato dei deficienti cosi’ nella mia vita.

Perche’ c’erano una volta i TD.
I TD, non i politicanti di qua, ovvio.
Ma dei giovvvini baldi biondi che avevano deciso di storpiare il nome di una famosa boyband di allora (se non capite siete davvero troppo millenials) in cui un non ancora troppo famoso Robbie Williams ballava a ritmo di pop. E CiccioBomboCannoniere immagino cantasse, gli altri chi se li ricorda piu’….

Beh i TD erano decisamente piu fighi di loro (ragazzi non montatevi la testa).
Qualcuno avrebbe detto che cantavano,
le signore di mezza eta’, o le nonne sconvolte dicevano:

che tri le’, canten mia VUSEN
e “che’l rop le sul brac, mia appost”

Quando poi io mi sono impegolata col Mr Batterista, sono iniziate le avvertenze della Virgi:
“Chel bagai le’, lo ve’ mia in gesa, stac atenta
Al che io avrei potuto rispondere seriamente: con ‘l’abito non fa il monaco’ o ‘You don’t judge a book by its cover’. Virgi non avrebbe comunque capito.

Dunque ho rimediato altrimenti.
Che stare a spiegarle che qualche rasta in testa e un paio di tatuaggi non sarebbero equivalsi alla nipote portata per sempre sulla strada della perdizione, ma nemmeno potendo convincere lui a trasformarsi in chierichetto, l’ho giocata sul:

“Curat i galen, ven mia al paes vesen”
Su mogli e buoi dei paesi tuoi, con me Virgi non ce l’ha mai fatta. Poco importa se il paese era a 500 metri o con un oceano di mezzo. E ancora non ho imparato.

“L’e’ mia de n scia’, nona. Se te voret domenica ‘vem a ve’ come disen la mesa al su paes” – le ho detto.
Ovviamente a nonna non interessava cambiare predicatore. Per cui la beffa ha funzionato. Sempre.
Anche quando mi presentavo davanti al portone ogni domenica, per poi scappare appena il coro iniziava. Massimo massimo mi trovavate in ultima fila. Ad aggiornarmi con l’amica del cuore su tutto quello che succedeva nel nostro mondo.
“Pero’ che brava tu neuda, era sul cadreghen a ciciara’ cul sacrista”. Score.

Forse Virgi aveva solo un po’ di ragione sul fatto che loro non cantavano propriamente come Cristina D’Avena. Ma ai fan piacevano cosi’. Molta batteria, molto basso, molti salti sul palco, molta musica e molte parole che non era facile distinguere. Tre maltransema.

“Nonna ok domani ti porto a ascoltare i Firlinfeu.

E nonna diceva che facevano un gran rebelot. E se suonavano al parchetto, se po’ mia durmi’.
Mai vergot de tranquil.
Ma lei dormiva gia’ QUELLA sera.
La sera in cui, chissà perche’, una cosa dolce si e’ intrufolata nella scaletta. E tu ti sei innamorata.
Di loro tre, di quella estate, di quello che sarebbe venuto dopo, di quello che ancora non sapevi.

Della Stella che prende in mano il microfono e dice
“a tutte le Beth”.

Cosi’ quella canzone e’ diventata per me una specie di sogno.
Voi forse siete troppo giovini, e vi sembrerà ridicolo ma non lo sto inventando.
Allora non c’era Spotify, Youtube, Applemusic etc etc. Non c’erano canzoni on demand.
O avevi i soldi per comprarti un album, o (ma non ditelo a nessuno), finivi per farti spacciare musicassette. Rigorosamente masterizzate nel registratore doppio.

Che si vedeva dalla copertina scritta rigorosamente a mano, se:

  • la musicassetta era un modo per provarci (album, autore, titoli tutti in corsivo perfetto)
  • la musicassetta era stata fatta per provarci con l’amica (retrocopertina, post it attaccato “ps come si chiama la bionda che era con te venerdì’ sera?”)
  • la musicassetta era stata fatta per pieta’ (nome album, e basta, ma un angolino mangiato dal cane)
  • la musicassetta non esisteva. Semplicemente la traccia era irreperibile.


“Ma scusa, voi come avete fatto a farci le prove?”
“Dove l’avete sentita?”
“Come la ripassate ogni volta”
Tutte mie domande che venivano puntualmente glissate, o misteriosamente dimenticate.
La traccia di Beth io non l’avrei mai avuta, MAI.

Allora io da fan disperata chiedevo un bis. Live almeno. “Una volta almeno. Eddai”.
E anche li, per qualche strano motivo, il bis non arrivava mai.
Una tantum. Per fare sognare tutte le Beth.
O per farsi marketing, che cosi’ tu dovevi andare a tutti i loro concerti. Ritenta sarai piu fortunata.
Sti stronzi.

Sti stronzi, gia’ sapevano e avevano pianificato tutto.
Tenendomi sulle spine e regalandomi infine una delle piu’ belle sorprese che mai mi siano state fatte.

Saro’ romantica, saro’ banale, sara’ che mi accontento di poco, ma poco non era affatto.
Ultimamente qualcuno mi ha detto che le cose non si chiedono, che le cose chieste tolgono il gusto di farle, che se le chiedi non saprai mai se la cosa e’ stata fatta per un contentino o col cuore.
(Hey, tu, mi spedisci quella cosa? Daiiiiii. Pretty please.).
Ma io sono una rompicoglioni di natura, e se voglio, chiedo.

E ho chiesto, una replica, infinite volte, e infinite volte mi e’ stato detto MAI piu.
Per poi arrivare, anni dopo, un giorno che doveva essere uno qualsiasi, a quello.

E io lo SO che QUELLA cosa e’ stata fatta col cuore.
E paradossalmente di quel giorno mi ricordo strapoco.
Faceva tanto caldo, era pomeriggio, eravamo ad una festa di gente che non conoscevo. Io, Stella e Ali.
Camminavamo scalzi sull’erba che e’ una cosa che adoro.
E piu’ di cosi’ non vi so dire.
Non so con chi stavo parlando, non so cosa stavo facendo.
Ad un certo punto qualcuno mi ha coperto gli occhi.
“Stela’sa ora tu vieni con noi”.
E ho camminato a piedi nudi sull’erba, senza vedere, senza capire per dei minuti che mi sono sembrati infiniti
“non e’ mica il mio compleanno, che azz state facendo? Aiutttoooo.”
“Zitta e buona tu, non ti muovere”
Che a riportare la conversazione per filo e per segno, fuori contesto, potrebbe sembrare quasi un film horror.

Ma non mi sono ritrovata legata nello scantinato abusivo.
Non mi e’ stato strappato qualche capello per un rito voddooo.
Non sono stata rapita con intenzioni crudeli per vedere se il loro nome d’arte poteva funzionare. Di nome e di fatto.

Sono sopravvissuta.
E quando finalmente mi hanno concesso la vista, ero li.
In un angolo del giardino, senza nessun altro intorno.
Loro su un muretto, e una chitarra in mano. Ed hanno fatto Beth, SOLO PER ME.
Non so descrivervi come mi sono sentita, nemmeno voglio. Mi piace pensare che loro l’abbiano carpito.

No, non era il mio compleanno ma e’ decisamente stato una delle sorprese piu’ belle che due stronzi di amici abbiano mai pensato per me.
Che magari per loro era una cosa semplice, ma per me e’ stato tutto.

E sono passati vent’anni da allora e non so quanti dall’ultima volta che li ho visti assieme.
E ho tentato credo un paio di altre volte di dirgli quanto abbia fatto quel pomeriggio per me.
Ma, in sabatonostalgia, ripetere. Male non puo’ fare.

Grazie



Insomma, se ci fossero ancora i TD, io vi inviterei a un concerto. Perche’ ne valeva la pena.
Perche’ non ci sono estati piu belle di quelle. Le feste di paese, la gente che bazzica, i tuoi amici su un palco.

Incontrare loro: ne valeva la pena e ne e’ sempre valsa la pena.
Compresa quella esilarante che tuttora ci fa scompisciare di essere passata alla storia in quel gruppo di amici come coleicheilnostrocoglionbatteristahamollatonelgiornodelsuodiciottesimocompleanno.
Ma questa e’ un’altra (parte di) storia, e si sta facendo tardi…. ve la racconterò un giorno, sempre che non mi arrivino messaggi minatori.

Strappacuore? Ora capite perche’ di solito scrivo solo cose molto piu’ dementi di questa.

Ma, casomai foste arrivati fino alla fine, complimenti.

E voi, ragazzi, sappiatelo. Io per questo, e molto altro, vi vorrò sempre bene. ‘azzi vostri.

C’era una volta un telefonino.

L’ Amore ai tempi del Lockdown (ATL). Capitolo 3
Parte 2 – CasaMia



Ora, vi sara’ evidente che siccome ognuno nel proprio blog può raccontare un sacco di frottole, potrei dirvi che con uno figo come Orlando pure io ci sono uscita.
Ma essendo onesta vi diro’ che la cosa piu’ vicina a Orlando con cui io sia mai capitata, era dagli amici soprannominato, con soprannome secondo, Il Furioso. Lo Sportivo Furioso.
Per via dell’attitudine. Sportivo, di nome ma non sempre di fatto.

Sara’ noia da lockdown, capita ai migliori, dopotutto.
Questo un bel giorno dopo avere guardato tutta la sua rubrica e non avere trovato nessuna ginnasta locale a disposizione (vedi n po’ te, il lockdown c’e’ pure li), pensa di ritentare il mio numero.
Attacca un mini-post it col mio nome sul suo suo contapassi, dove sta pure il suo sudore.
L’unico tipo di sudore che puoi avere addosso quando sei single in lockdown.

O quando ti chiami Bistecca. Perche’ tua moglie brucia di febbre di vita e si sta facendo le cure. Ovviamente non con te. (Chi riconosce la citazione mi perdonerà’).

Lo Sportivo e’ lontano (per fortuna), ma gli manchi (che onore).
Mentre da te si gela, a casa sua c’e’ il solleone. L’afa. Deve persino accendere il condizionatore.
Ha corso la maratona, il decatlon, il triatlon e fatto tutto il Giro d’Italia.
Ha arrampicato, fatto pesi, e’ corso dalla mamma, dalla nonna, e persino passato dalla ex (ma non era un tantino illegale vedere gli altri?). L’ex l’ha fatto incazzare (assolutamente legale, io sto con lei).
E’ tornato a casa paonazzo, mentre dei banditi per strada lo minacciavano di morte.
Si e’ salvato per un pelo.

Vorrebbe rilassarsi. Ma non ha cuore di lasciarti in pace perche’ lui e’ un galantuomo.
Manda un vocale per chiedere se vi potete sentire, tra un po’, che ora e’ impresentabile e si deve lavare.
Stava pensando a un bagno. E si ricorda che tu adori i bagni, ti dice con una voce meschina.

Come non prendere la palla al balzo? Ti dici. Perché non fare finta sia un’ottima idea?
Non e’ difficile immaginare come lui non veda in tutto questo un altro trofeo. Non se lo perderebbe mai.
Come tu non ti perdi il fatto che la vendetta va servita fredda. Ma dopo averla fatta bollire in una vasca.

Allora passiamo ai preparativi:
52 gradi io, mille blu le bolle bolle blu, diecimila candele, le piastrelle coi pesciolini.
Un bicchiere di rosso come l’ustione che mi prenderò appena entro.
10 gradi probabilmente lui, sapone rigorosamente ph 0, la fiaccola del maratoneta che ancora non e’ spenta, le piastrelle con le citazioni di Rambo.
Un bicchiere di rosso. Come quel toro. Perche’ ti mette le ali.

“Ciao, come stai, che bella idea…”
“Ciao, da quanto, che mi racconti?”
“Aspetta, sto cercando un posto dove appoggiare il telefono, cosi’ metto in vivavoce e intanto posso fare acquagym”.
Ti ha invitato lui e già’ ti mette in attesa. Oltre che Sportivo, speranzoso.
“E magari pure sub”. Oltre che poco sportiva, poco spiritosa.

Questo cerca, lo sentì che sbraita perché i pesi non sono il posto migliore,
perché sarebbe stato molto meglio vedersi, non parlare del tutto e fare ginnastica,
perché il suo contapassi gli ha già segnalato che è già ora di rimuoversi.

Tu ridi, divertita come fa Claire, innamorata decisamente no. Pensi che in questo caso meglio questo non sia nemmeno un sostituto. Pensi che benedetta sia la distanza, e in sto caso pure il lockdown che ci scampa da certe comparse e certe visite, quando non ce ne salva il nostro cervello.

“La comodità prima di tutto, sempre…” gli dici
Poi lui ha un lampo di genio: “ma ti ricordi quella bustina impermeabile che avevo comprato prima del lockdown?” …. certo che non ti ricordi, ma sei talmente divertita che lo assecondi “e che ci faresti?”

“Beh, se ora io la prendo, la apro con cautela, ci infil….” evidente che ci deve pensare.
Un po’ come tutte le volte che a che fare con bustine di plastica.
Ringraziamo il lockdown.
Che ci sono mille sfumature di amore, e poi ci sono anche certe cazzate che fai nel mezzo.

Passa qualche minuto.
“Pronto? Pronto?!!! Pronto…”

Nulla. Il vuoto. Comunicazione interrotta.
Tu fai spallucce, accendi Spotify “you have my number, so call me maybe”.
Ma questo non richiama. Finisci il rosso, pensi a Orlando, ti dici che la vita è molto più sconvolgente di un film.

Esci dalla vasca, ti pavoneggi della tua superiorità’, spieghi al gatto che se hai un pollice opponibile un motivo ci sarà.
Passa un giorno, inizia a venire qualche scrupolo.
Magari e’ annegato, magari è stato folgorato dal ricordo di te, magari dovresti chiamare la polizia.

Meglio indagare. Se non altro per cortesia.
Pensi di scrivergli un’email, ma ecco che Mark Z arriva in tuo soccorso. Un post nel suo regno. Prodotto da Sportivo.
Chiede scusa agli amici per non essersi presentato venerdì sera all’allenamento abusivo. Non poteva certo presentarsi puzzando, si deve puzzare solo dopo. E più puzzi più dimostri quanto ti sei impegnato. In pista come ovunque. Come dargli torto. Non avrebbe potuto avvisarli, gli si era rotto il telefono.

Rifai spallucce e vai avanti con la tua vita.
Il karma ha voluto rimediare ai tuoi errori del passato, e tu sei di gran lunga molto più intelligente, di questo.

Intanto continua il Silenzio Stampa.

Tre giorni dopo ti stai lavando i denti, mentre messaggi una tua amica.
Sei di corsa e ti infili il cellulare nella tasca dei jeans.
Ti pieghi per prendere lo spazzolino e il telefono ti scivola dalla tasca facendo perfetto canestro nella tazza. Inutile dire il resto.
Perdi tutte le foto, tutti i contatti e ti dici che e’ un segno del destino se con lo Sportivo non parlerai mai più.
Rivaluti la tua superiore intelligenza.

Torni in faccialibro.
Vedi la foto di lui che si fa un selfie, con la coinquilina tutta brufoli ma niente ciccia.
In atteggiamenti abbastanza sportivi.

Non puoi evitare il commento: “peccato, persino i nostri telefonini hanno dimostrato di essere fatti l’uno per l’altra”

Intaschi il tuo sarcasmo. Ri-ringrazi il lockdown. Ammiri Claire e Drew.
Perché ognuno ha i propri Claire e Drew, ma, anche, tutte le cazzate che sono capitate di mezzo.
Non saremmo quelli che siamo se non fosse così.
Amen.

C’era una volta un telefonino.

L’ Amore ai tempi del Lockdown (ATL). Capitolo 3.
Parte 1 – Claire.


Il lockdown a km 5 offre buone scusanti per rispolverare vecchi amori. Nati alla luce del display, che almeno in sto caso ha una precisa ragione di essere.
Il mio e’ Elizabethtown. Piango, rido, e ringrazio Cameron Crowe ogni volta che lo riguardo.
E vi assicuro che io non sono una che ama riguardare film.

Ma Cameron mi ricorda di quanto la Vita sia assolutamente meravigliosa. Nonostante tutti i fiaschi e i dolori che ci possono capitare in mezzo.
E Elizabethtown, MERITA.
Merita per una serie di motivi, troppi per elencarveli tutti…

Ma c’e’ UN motivo (non il solo, non il principale, ma pur sempre uno) abbastanza futile di cui potervi parlare stasera. Se non fossi una che pensa troppo e dunque interpreta continuamente il mondo, vi direi anzi che e’ semplicemente IL motivo.
Alzi le mani chi di voi non guarda i film per la gnoccanza degli attori.

Volete un riferimento più moderno?
Si facciano strada quelle che davanti a Bridgerton NON hanno MAI osservato il Duca. E hanno SEMPRE chiuso gli occhi stizzite, coprendoli pure al gatto. Bridgerton: altra parte saliente della noia di km 5. L’abbiamo visto tutte durante la prigionia. In casacarcere con il marito, o fidanzato, o gatto.
Ditemi, pulzelle, che quelle scale di marmo, quelle di legno della libreria, quel giardinetto voi non le avete MAI notate.
Che lui sulla scala ce lo mandereste solo se vi deve riparare una tegola.
Che non c’avete guadagnato nulla. Bugiarde. Vorrei tanto chiedere al vostro marito, o fidanzato. Magari ci hanno guadagnato PURE loro. Non lo faro’ per cortesia, che potrebbero rimanerci male se scoprono che quell’impeto improvviso non era dovuto al loro nuovo capello grigio, o all’amore che provate da sempre, ma solo a Simon.
Chiedetelo a Galletto, che si e’ fatto venire nuove idee spacciandole per proprie.
Il mio gatto, invece, mi ha solo detto “se scopro che uno ti ha fatto mai una roba del genere LO AMMAZZO” avrei voluto ricordargli che sulla scala, in quella libreria, sarei morta volentieri prima io ….
Invece gli ho dato l’indirizzo di Galletto.
Che lui poteva uscire e saltargli addosso. Per lasciargli cicatrici.
Scusate la cattiveria, ma la vendetta va servita fredda, e quello mi ha illuso di valerne la pena.
Ha millantato prestazioni da livello Guinness dei primati. Erano solo prestazioni livello Guinness.
Per lui ho pure soprasseduto alla gnoccanza.
E passato una notte insonne. Non per nulla, russava come un trombone. Ma non lo era.
Si può essere così deficienti, o così disperate? Vedete voi.

Ora dimenticatevi di Simon SFORZATEVI e tornate con me a
E…. CE LA FATE SU.
Lliz… DAI
abe… CORAGGIOO
thtown BRAVE!

Il bonazzo dei miei stivali qui si chiama ORLANDO. Bloom, perche’ sboccia, come un fiore. Ed e’ Orlando in QUEL film. Orlando giovvine coi boccoli, sbarbino e i capelli mezza lunghezza. Alla soglia dei suoi 30 anni.
Non l’adolescente Legolas biondo candeggiato, ne’ il fidanzato di Katy Perry, colei che e’ diventata famosa copiandogli il look. L’avra’ amato da sempre.


Orlando – Fermo per sempre nella mia memoria, come forse nella memoria di altri, mentre danza su un ponte sulle note di Tom Petty. Con suo padre tra le mani. Di Spalle. Niente foto, guardatevi il film.

Di Elizabethtown, stasera, vorrei accennarvi della faccenda tra Orlando (Drew) e Kirsten (Claire). Che e’ una parte del film, SOLO una parte.
Lei sta apparentemente con un tizio praticamente inesistente (Ben). Lui e’ appena stato mollato.
Si incontrano, per caso. Per una coincidenza fortuita, come e’ sempre molto bello incontrarsi nella vita.
Ma, come spesso accade nella vita, nello stesso luogo non possono restare, poiché convivono con parecchi km e fusi di distanza.
Molto attuale di sti tempi, non si possono vedere, ma iniziano (e continuano) a parlare.
Passando le notti a chiaccherare, senza voler smettere. Mai.

Lei fa l’hostess. E, tra un volo e l’altro, lo chiama. Appena può, mentre può, perennemente di corsa. E una sera si infila nella vasca. Perché altrimenti il giorno dopo puzza.
Girato nel 2005, quando nessuno (nemmeno Nostradamus) aveva ancora previsto Coviddi, Cameron a Claire non ha imposto il distanziamento sociale.
Lei non gode dei due metri di distanza. Lei ai passeggeri, deve persino rimboccare le coperte. Dopo avere servito il drink.
Dovrebbe rovesciarglielo addosso, dico io. Perche’ questi stronzi, loro, possono ancora, non curanti, volare.


Quella sera chiama Drew. Ore a mollo tra le bolle con un telefonino in mano. Ride, si diverte, si innamora.
Di tutte le cose che una comune mortale farebbe avendo Orlando al telefono mentre sta in vasca, il regista sorvola su una.
Perche’ troppo cliche’. E questo film non lo e’.
Perche’ sta scena e’ per tutte voi sopra che avete giurato di non avere mai scrutato Simon.
E che scale, siano di marmo o legno, giardini e vasche da bagno vi ricordano solo una cosa: come noi, ogni tanto, anche loro vanno pulite. Dio benedica la nostra mediocrità. E disperazione. E Orlando.
Claire con Drew ci chiacchiera solo, ma ha un sorriso beato che viene da chiedersi se davvero Cameron non abbia magari tagliato qualche scena…
Dio benedica la nostra bassezza. E la nostra acuta disperazione. E comunque, Orlando.

C’era una volta un telefonino.
Che quando Claire esce sinuosa come una sirena dalla conversazione con Drew, esce dalla vasca pure lui. Sebbene al contrario di Claire non si sia lavato….

Quello che succede a CasaMia, poiché’ la vita e’ decisamente molto più divertente di un film, non segue esattamente il copione di Cameron…

To be continued…..


CasaMia.

L’ Amore ai tempi del Lockdown (ATL). Capitolo 2.

Benedetto il fatto che quando signor Coviddi e’ arrivato, l’unica cosa che sia per te lavorativamente cambiata sia stata la location del tuo ufficio.
Che e’ diventata “CasaMia”.
CasaMia anche la location del tuo:

  • Svegliarti (col gatto che rompe perche’ sono le 6 ma già ha fame);
  • Addormentarsi (da sola. Un’altra meraviglia della singletudine di fatto: un letto tutto per te. Ci ti puoi mettere in diagonale, a stella, a ippopotamo o a rinoceronte. L’unica cosa che non puoi e’ metterti a topo. Vedi sopra);
  • Cibarti;
  • E di qualunque altra attivita’ sociale (senza soci, almeno in carne e ossa). Di sti tempi ti riempi l’agenda manco fossi l’altra Virgi. O la Ferragni. Non sai a chi ambire.


CasaMia.
Il posto dove passi le mattine sorseggiando caffe’ prima di iniziare una nuova riunione. In videochat, of course, perché durante il lockdown parlare con uno schermo di mezzo e’ l’highlight di tutte le sfere della tua vita.
A interrogare Alexa su quanti giorni mancano alla fine della prigionia e a schivare i morsi del gatto.
E dove, dopo otto ore di lavoro, “ritrovi” lui che ha mangiato, dormito, bevuto, giocato, cazzeggiato, ed e’ pure USCITO (perche’ 5km i gatti non li sanno contare). Ma ancora ha una ramanzina per te.
Ti ricorda ogni giorno che devi ritenerti estremamente fortunata. Avrebbe potuto piazzarsi a casa del CCCE*.
E invece manco hai dovuto litigare per la custodia. Comunque ciò che veramente importa e’ che sia stato lui A SCEGLIERE TE.

*CCCE = Congiunto Che Chiamiamo Ex 


E poiché’ ha scelto TE, e’ normale che voglia TUTTE le tue attenzioni, e sia geloso dei TUOI appuntamenti.

Appena si accende il video su Faccina Bella Il Malcapitato ecco Gatto splendere in tutto il suo egocentrismo. Sfoggia la coda coprendovi la vista, si improvvisa danzatore di tip tap sulla tua tastiera, e ti morde le caviglie …

“Se pensi minimamente a toccarla, ti ammazzo”.
Toccare. Tatto. Tutta questa preistoria. Dai tempi moderni abbiamo, come si e’ detto, non più 7 ma solo 5 sensi: vista, udito, vista, udito, vista. Beati gli uomini pre Covid. Ma te Gatto che ne sai.
Pensiamo al pensare e sospiriamo. Ma Gatto non se ne cura.
Tira fuori le unghie e intona un miagolio. “Giuro che ti ammazzo”.

Pero’, poi, quando sta troppo con te, e’ triste perché vuole uscire con gli amici. Ma se lo sbatti fuori implora di farlo tornare. Spergiura che era tutto solo un malinteso, e che no, non ti abbandonerà mai più.
A voi lascio i paragoni.
Dalla parte del gatto c’e’ che lui mi scalda i piedi. E soprattutto non russa.

CasaMia. Statistiche del lockdown: ci passi una media mensile di 700 ore con te stessa; 336 con tuo figlio (altrimenti, ditemi avere un CCCE, a che serve?), 1000 col gatto (ma voi ditegli che sono 10000) e un non trascurabile ammontare di ore a destreggiarti con ATL*.

*ATL = Amore Ai tempi del Lockdown. Nel caso ve lo siate scordati. 

Le tempistiche del vivere con ATL, come sempre dico, sono variabili.
In media:

  • 3000 minuti per prepararsi
  • Ottocentonanosecondi per decidere a chi tocca, sto giro, organizzare il meeting
  • 1 settimana intera per pensare a cosa potresti fare di nuovo (fortunato il Gatto per via di tutto quello che non possiamo fare. Eppure il lockdown ha aumentato esponenzialmente i livelli della fantasia, e ne sono uscite anche cose molto carine, e altre che era meglio non tentare del tutto. Ma questo e’ un altro capitolo.)
  • E circa un miliardo di ore in diretta col Malcapitato. Manco fossimo al Grande Fratello.


Che se non fosse per quelle 336 ore mensili in cui tutto il tuo amore lo dedichi al figlio (non ditelo al gatto, lui continua a credere tu stia solo recitando), finiresti come quelli che giocano troppo ai videogame, e si dimenticano pure di andare in bagno.

Tu per fortuna in bagno ci vai ancora, e ringrazi che il microfono del tuo laptop non sia cosi potente da registrare il plin plin del troppo vino bevuto.
Si ho detto Vino. Che volete bere a un appuntamento galante in videochat? La Fanta? No, ecco.

Tu fessa in fissa davanti all’armadio, su altre cose sei invece furba. Come una volpe.
Quando i reni chiamano niente ti può fermare.
Sfoderi “mi aspetti un attimo?” con gli occhi a cuore e il sorrisetto da bambina poco innocente.
E senza alcuna fatica lo convinci a restare. (E’ molto più facile essere single a 40 anni, piuttosto che a 15).
E resta pure quando la richiesta viene corollata dalla più logica delle spiegazioni, tra cui a scelta:

  1. Il corriere Amazon che ha appena suonato per portarti quel pacco che aspettavi da tanto. E bisogna firmare. “Ma sono le 10 di sera” “Ci sarà stato traffico”.
  2. “Oddio, ho sentito un rumore, viene da giu’, magari e’ un ladro”
    “Resta in linea, non ti muovere, e intanto chiama la polizia”
    “Ma no che esagerato, scendo, due calci nei gioielli e vedi questo come scappa. Due minuti soltanto”.
  3. “C’e’ puzza di fumo, dammi due secondi e vedo che succede. Avro’ lasciato il forno accesso mentre ti facevo quella torta che non potrai mai mangiare”. Al pensiero romantico, che potrà mai dire?
  4. “Ho visto un’ombra passare dietro di te. Corri, devi assolutamente chiamare i Ghostbusters”.
  5. “Mi sta chiamando qualcuno, e pare urgente.”
    “E tu come lo sai se non hai ancora risposto?”
    “Lo so e basta.”

    Nel caso tutte le sopra fallissero, rimane sempre l’infallibile e intramontabile “ho trovato una cosina carina che sono sicura ti piacerebbe“.

    Perche’ seppur tu non goda di tettanza, ti rimane un decente paio di gambe. E questo lui lo sa.
    Cio’ che non sa e’ quando e’ stata l’ultima volta che sei stata costretta a depilarti.
    Gli uomini ste cose non le notano, ma, per noi donzelle, il lockdown un’altra cosa giusta l’ha fatta. W la parità dei sessi. Al massimo ti rifai la barba. Col pennellino del nonno. Il rasoio o la ceretta non accarezzano la tua pelle dal lontano 2019.

    Lui ammicca, sorride e tutto beato CI CASCA. Si fa pure i film. Tipo di te che torni con un boob job nuovo di pacca, un babydoll e il reggicalze, pronta per uno spogliarello alla 9 settimane e mezzo. Online. E manco ti deve pagare.
    Mentre il carino diventa regista di un film per adulti, tu intanto:
  1. hai fatto stanza-bagno
  2. ti sei guardata nello specchio, già che c’eri…
  3. ti sei passata il lucidalabbra e un filo di cipria che non si sa mai (utile soprattutto se hai scelto la strada del ladro: oltre che più bella risulterai un po’ più pallida)
  4. ti sei seduta sulla tazza RISPARMIANDO TEMPO perche’ la tavoletta era al SUO posto, cioè ABBASSATA
  5. hai avuto persino il tempo di sorridere, ricordandoti dell’ennesima meraviglia di essere una single di fatto. Vedi sopra.

    E mentre il film nella sua testa prende pieghe molto interessanti, tu torni.
    Con le calze di pile, i pantaloni di terinda, la mutandona alla Bridget Jones e il lupetto che se alzi il collo ti fa pure da mascherina (già’ che ci sei).

    Ma soprattutto, come nuova. U(h)…’rinata.

Non c’e’ trucco non c’e’ inganno. E’ solo la luce del display.

L’ Amore ai tempi del Lockdown (ATL). Capitolo 1.

Tempi di preparazione. 
Stimare tra i 3 e 300 minuti. 

Da quanto non esci? Da quanto non ti trucchi? Da quanto non passi da tuta a pigiama e da pigiama a tuta? Difficile ricordarselo ora che i giorni sono tutti uguali. 

Il problema e’ che ragazzi, quando il locale del tuo appuntamento diventa Zoom, l’estetica prende una piega ben precisa. Quella del tuo volto.

Dunque ti si vedono le rughe, i punti neri, le occhiaie, i brufoli e i capelli alla Marge Simpson quando e’ stressata. Il tutto corredato dai graffi del gatto che pure lui non ne può più. 
Per tutta la serata cio’ che il fortunato si ritroverà a guardare sarà solo esclusivamente il tuo viso. 
Se avessi un paio di tette stellari potresti magari inclinare un po’ lo schermo per distrarlo. 
Ma sono meno piatti i tuoi brufoli. 

Nell’ordine vorresti un miracolo, un parrucchiere e l’estetista. 
Ma e’ tutto chiuso. Persino le chiese.

Mediti cerone, mascara, ombretto, rossetto, acqua santa, un emoji per coprirti la testa. 
Mediti la luce della stanza, la luce dalla finestra.
Osservi il tuo fondotinta inerme per un po’. 
Ed e’ gia’ passata una mezz’ora. Ti ricordi che ‘l’appuntamento’ e’ tra 15 minuti esatti.

Forse e’ meglio ottimizzare i tempi, ti dici, iniziando dal togliersi il pigiama. 
Che ha le macchie del caffe’ delle 7, della camomilla delle 23, di tutto quello che ti sei mangiata nel mezzo. Dell’inchiostro della stampante che ti e’ schizzato addosso. E ovviamente e’ coperto dei peli di gatto.

Ti chiedi quante, in una simile circostanza,
si siano solamente tolte il pigiama. Ottimizzando DAVVERO i tempi.
Quante invece si siano anche tolte il pigiama.


Tu che sei furba come una volpe e celere come una lumaca fai parte del gruppo fesse.
Fesse in fissa davanti all’armadio chiedendosi cosa mai potrebbero indossare. 

Che i negozi sono chiusi da sei mesi.
E il vestito a quadretti in video frizza.
Le righe ti fanno ancora più grassa.
Il verde muschio stona col magnolia del muro.
E questi sono gli unici tre capi che ti sono rimasti.

Ed e’ subito sera. E sei gia’ maledettamente in ritardo….

Dio benedica la nostra innocenza. 



l’Amore ai Tempi del Lockdown (ATL)

Un giorno il mondo cambia. 
Per via di un pesce, un pipistrello, uno scienziato pazzo che voleva fare esperimenti, un complotto internazionale, l'Universo che ci viene a svegliare, chi più' ne ha più' ne metta. 
E gli appuntamenti si trasformano... 

C’erano una volta gli appuntamenti. Quelli ‘veri’.
“Usciamo stasera?” “Ok, alle 8 passo a prenderti”.

Ma e’ il 2021, tempi moderni, e abbiamo cinque sensi per un motivo.
Tali sensi sono: vista, udito, vista, udito, vista. In ordine sparso.

Per chi come me poi manca di qualche diottria (oltre che di qualche rotella), tali sensi si trasformano in:
1. Mala-vista: lavori al computer, scrivi al computer, lo vedi al computer. Più che male al cuore, male agli occhi.
2. Udito.
3.Mala-vista: cazzo, hai perso gli occhiali. Cazzo hai perso? Gli occhiali! E porcapaletta non vedi più un cazzo… (con, o senza occhiali).
4. Udito.
5. Mala-vista: come stai bene con quella pelliccia addosso. Veramente e’ un gatto.
Tutto cio’ se siamo fortunati.

Se invece anche la connessione soffre di Zoom fatigue tali sensi si trasformano nuovamente:
1. M(m)a(h)-la-vista: l’immagine e’ sfocata. E pari un po’ Picasso con tutti sti quadretti.
2. Mal-udito: mi senti? tu mi senti? Ora? Che hai detto?
3. M(hhh)-a(l)la-vista: perche’ hai il gatto addosso? Sei sicura di star bene?
4. Ma-lu’-dito: a furia di mandarti messaggi mi sono rotta l’indice.
5. Mal-a-vista: io, te e lo schermo. Sto trio mi ha rotto i cosiddetti. Quando ci si vede DAVVERO?

Una cosa dobbiamo al lockdown. Questa lunga stagione ‘Che Ora Vuoi Insistere Davvero?’ ci ha insegnato ad arrabattarci.
Sappiamo bene di essere fortunati. Abbiamo un lavoro, siamo in salute, a casa tutti bene (me li faran rivedere tra almeno trecento anni, i tutti, ma questa e’ un’altra storia…).
Ed abbiamo imparato a convivere con la meraviglia e contraddizione del nostro essere single di fatto.
Tra bolle di supporto e decreti che avvisano che i congiunti li possiamo continuare ad incontrare.
Che culo.
Chissenefotte se si chiamano ex.

Abbiamo imparato che da sempre il pipistrello incriminato e’ nato per spiegarci il nuovo galateo. Che verra’ tramandato di generazione in generazione per i posteri sottoforma di regole da manuale. Composto da un numero indecifrato di capitoli, di cui vi sveleremo solo i più’ salienti…

To Be Covidded….