127 mesi

Siamo stati assieme quattordici giorni di fila. Non capita spesso, anzi capita molto raramente, che abbiamo sempre questo tempo a metà dal giovedì al giovedì… sei andato via da casa ieri sera e ora manchi ed è una mancanza un po’ più straziante del solito. Perché sono stati giorni pieni, giorni senza scuola, senza lavoro con tanto tantissimo bellissimo tempo per noi. E stai crescendo e sono felice e allo stesso tempo commossa di come mi sorprendi e come mi sorprendo con te. Sei un testone uguale a me, sei stra sensibile, curioso, fai mille domande e mille ragionamenti acuti. Ma la vedo, la rabbia che è scivolata via. “La fatica” che hai fatto e che ho fatto all’inizio della nostra nuova vita io e te. Quella brutta bestia che rendeva tutto nero. E quando te ne andavi io passavo tutto il mio tempo a cercare, studiare, parlare “con quelli del mestiere” e l’unica cosa che ne usciva sempre era: ci vuole tanta tanta pazienza, non darti colpe che non hai, e continua continua così non mollare che stai facendo un buon lavoro, vedrai … “sei una brava mamma”. E io dicevo “si però … lui sta male”. “Ci vuole tanta pazienza, e tanto tanto amore”. E ora siamo qui. Due anni dopo. Con te che d’improvviso non è più una lotta, che mi ascolti tranquillo (ancora per poco, immagino, perché tra poco arriva l’adolescenza) che mi racconti tutto come hai sempre fatto e che è forse una delle cose che mi rende più fiera dell’ “avere continuato così”. Quelli che ti conoscono notano questa serenità che ora ti avvolge, “è molto bello vederlo così, finalmente”, quelli che non ti conoscono davvero, quando ti vedono vedono una punta di un iceberg. E per alcuni, che ti vogliono bene ma ti vivono “a distanza” non sempre è la punta che si aspettano, come fosse una cosa dovuta. E arrivano i teatrini su “il bambino che vorrei”, “i genitori di oggi sono dei mollaccioni che viziano solo i figli”, “due ceffoni e via”, “ste cose le fa solo con te”. A proposito dei “solo con te”, la psicologia ritiene che “il solo con te” indichi che il bambino è nel suo porto sicuro, dove può liberamente esprimere se stesso. Quindi io la interpreterei più come una grossa responsabilità, a volte dura ma alla fine molto gratificante, piuttosto che una colpa … ma questo è per un altro post. Riassumendo: i genitori di oggi zero in condotta.

I genitori di oggi … Ogni genitore che ama il proprio figlio, io credo, cerca di dare quello ritiene sia il proprio meglio con i mezzi che ha. E a volte possiamo pure avere lo stesso set di mezzi, ma sceglierne alcuni piuttosto che altri in base ai nostri valori. Ciò non ci rende migliori o peggiori di altri (sempre che i valori diversi non siano quelli di madre e padre dell’essere, che allora c’è il clash dei giganti), ci rende solo diversi. La diversità ci rende in qualche modo unici, perché ogni genitore-figlio è un sistema a se’. Possiamo non condividere certi principi, certo, avere le nostre opinioni, ma c’è una differenza abissale tra un consiglio chiesto e/o un suggerimento offerto e l’arroganza di un “si fa così”. E soprattutto è il genitore che fa il genitore, gli altri non possono pretendere di prendere il suo posto …. Quando le critiche arrivano da chi ti ha tirato su io mi dico “vuol dire che nemmeno voi avete fatto un buon lavoro con noi, che siamo il frutto della vostra educazione”. Ed è una situazione a quanto pare molto comune, pare che nonni e genitori non siano quasi mai d’accordo. Pare che la generazione dei nostri genitori sia cresciuta a pane e militare e convinta che quelli con i figli nati negli anni duemila siano dei bamboccioni inutili. Convinti che farebbero meglio loro e che noi comunque stiamo sbagliando a prescindere, come se fosse una gara. Ma loro hanno già avuto la propria chance… tocca a noi!!! Se le lamentele poi arrivano da chi figli non ne ha, che criticano i genitori che hanno avuto, ma replicherebbero le stesse regole base, non sai se aggregarti al coro di chi risponde “ma che ne sanno loro” o ordinargli in Amazon “grown YOUR OWN baby” così da poterli osservare mentre generano l’entità perfetta del futuro. Da manuale.

Magari, con quelli prima di noi, si tratta solo di una inevitabile differenza generazionale. Forse mi lamenterò anche io quando ti vedrò col nipote che già da ora mi dici che non avrò mai (“non voglio una fidanzata ne una moglie e dunque no eredi” dici divertito). Anche se spero proprio di no.

Ma ora non importa, importa la fiducia, il bene e tutto quello che abbiamo costruito.

Ti auguro che il prossimo anno ti doni un altro enorme carico di pace e ci porti un altro sacco gigante di nuove gioie assieme.

Ti amo immensamente piccolo non più piccolo mio.

Grazie per questi 127 mesi, quasi 128, di vita con te.

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Pubblicato da Mlikyway

Mai prendersi troppo sul serio ;)

Una opinione su "127 mesi"

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