


Il lavoratore in trasferta, lavora.
Si alza la mattina, che per via del jet-lag equivale al suo normale pomeriggio, si fa una doccia, si veste e va in ufficio.
Esce, con quaranta gradi, per poi andare a congelare nel Campus.
Il lavoratore in trasferta internazionale, osserva usi e costumi.
Tacos alla mattina per colazione, snack che dolci piu’ dolci non si puo’.
Ma almeno qui i nachos sono veri nachos, le tortilla vere tortilla, il guacamole vero guacamole e potrei andare avanti …. tutto REAL.
Cio’ che c’e’ di UNREAL sono le porzioni.
Il lavoratore in trasferta mette in standby, per forza di cose, la dieta.
Cerca di mangiare cose sane, ma anche nel suo effort, una porzione di insalata e’ talmente grande che potrebbe sfamare tutto il suo team.
Il lavoratore in trasferta ha una macchina a noleggio come mezzo di trasporto, e un valet come autista.
A cui si dimentica puntualmente di dare la mancia, che qui e’ di prassi. In un mondo cashless questo non facilita il compito.
Il lavoratore in trasferta ha un hotel come casa.
Con una televisione che non ha ancora accesso, un minibar che non ha ancora aperto, dei dolcetti che ha lasciato chiusi sulla scrivania.
Una doccia super gigante, un letto super morbido, e il condizionatore che tiene spento.
E un paio di pantofole carine carine che pianifica gia’ di portarsi a casa. E un accappatoio che ci fa panzane.
Il lavoratore in trasferta ha un finestra di mezz’ora per chiamare il pargolame, durante la pausa pranzo mentre il pargolame si prepara per la cena.
Pargolame a cui portera’ Recees, Hersheys, e tutte le delicatezze dolci locali su cui tale pargolame si e’ raccomandato di fare provvigioni.
Il lavoratore in trasferta ha una finestra mattutina per dire buongiorno a chi si sta preparando per preparare il pranzo, mentre per lui sono le sei di mattina.
Il lavoratore in trasferta quando rientra in stanza dopo una aperitivo post riunione, si trasforma in una battibaleno in un pigiama, pronto per dormire.
Che la digestione richiede sforzo, che il jet-lag smettera’ quando torna a casa.
E in fondo a casa sono le 2 di notte, o le 3, dipende quale pezzo di cuore si consideri.
Il lavoratore in trasferta ha gli occhi che non stanno aperti, e un livello di focus talmente basso che non puo’ portare contributi meaningful, informativi, interessanti al suo stesso blog.
Quando sara’ sveglio vi potra’ forse raccontare alcuni fun facts dei suoi giorni Texani. Senza errori. Ora invece spedisce tutto senza corregere.
Il lavoratore in trasferta dice, allora, buonanotte.
Sogni d’oro.
Ci riproviamo.
Colpa del menu’.