La Grande Bellezza – Parte 2

Citta’ and paesello

La più consistente scoperta che ho fatto
pochi giorni dopo aver compiuto
sessantacinque anni
è che non posso più perdere tempo
a fare cose che non mi va di fare

(“La Grande Bellezza” Jep – ma anche a quaranta…)

Io questo film l’ho visto per la prima volta quando era uscito da poco.
Dividendo il tutto in tre puntate perche’ dueoreeventidue di durata erano allora una mission impossibile da reggere di fila. L’ho visto in tre serate dispari, in quelle in cui non toccava a me mettere a letto il pargolo. Ma quando non dormi da due anni una notte filata, anche quaranta minuti di tv hanno effetto soporifero all’altezza di un Tavor.
Ho faticato molto, anche perche’ e’ una pellicola dall’infinita lentezza. Non lo ricordavo, e non ero sicura di averlo capito.

Cosi’ quando e’ capitato nel catalogo, sette anni dopo circa, ho pensato che fosse il momento di ritentare.
Dalla stessa TV, dallo stesso divano, sempre con una coperta addosso, ma da un’altra casa. CasaMIa.
Potendo, ho scelto esplicitamente di vederlo di pomeriggio, perche’, nonostante siano passati i tempi in cui il pargolo mi svegliava in continuazione la notte, la palpebra calante davanti alla tv mi resta tuttora.

L’ho visto la prima volta quando ero ancora all’oscuro di come sarebbe cambiata la mia vita.
Quando nemmeno lontanamente immaginavo come quella bellezza sarebbe finita per entrarci dentro cosi’ tanto.
Quando era la fotografia di quel film, la volta piu’ recente in cui avevo incontrato la bellezza, ed erano piu’ le volte che la incontravo attraverso gli occhi di qualcun altro piuttosto che direttamente.
(“Tu sei lei” di LL e’ un altro pezzo di occhi che per me in qualche modo rende lo spettacolo).
Quando ero completamente insensibile a quell’angolo che mai verra’ completato della metro C, e anche ci fossi passata per caso, non l’avrei mai associato al punto di riferimento che e’ poi diventato nel tempo recente.
Quando ancora non avevo per nulla presente lo strano match bellezza – monnezza.
Perche’ prima guardando Sorrentino vedevo solo una meraviglia da mozzare il fiato. Ora la meraviglia da mozzare il fiato la vedo, anche vicina, e pure bene ma noto pure al suo fianco l’immancabile cassonetto che straripa, o le strade che straripano dei cassonetti straripanti.
Bellezza – Monnezza, dico io.. Non si puo’ avere tutto dalla vita? Auguri e sindaci maschi, che Roberto ve la mandi buona.

Il film l’ho rivisto un weekend, con gatto che scaldava i piedi, ancora senza capirne il finale.
L’ho rivisto con due occhi nuovi perche’ ora ci vedo posti che si fanno sempre un po’ piu’ miei.
Come quando il protagonista passeggia davanti a un convento in una stradina tanto carina, e vede un cane.
E io mi dico che in quella stradina tanto carina ci ho passeggiato l’ultima volta un mese fa.
Come la suora del film sono entrata in un giardino. Solo che io mi sono dovuta fermar su una panchina. Che come vi dicevo l’altra volta madre natura e’ puntuale, e non e’ sempre solo la bellezza a farmi girare la testa. Ho ascoltato un ragazzo che suonava la chitarra, gli ho lasciato due monetine, ho guardato la bellezza dall’alto. Ho chiesto a due turiste di farmi una foto.
Turiste loro… e io? Io cosa sono? Mi posso definire (ancora) una turista? Non saprei piu’ dire. Poco pero’ importa – e’ molto facile sfumare e confondersi e ‘nascondersi’ qui. Qui posso ancora essere facilmente una persona qualunque tra tante altre, innocua. Difficilissima da notare. Mi piace cosi’.
Mi piace lei, cosi’ bella, cosi’ incasinata, cosi’ che ‘non riuscirei mai a vivere in un posto simile’ (poi mai dire mai nella vita….), cosi’ che quasi non ho voglia di aspettare l’anno nuovo per rivederla.
Bellezza – Monnezza.
Io non pubblico mai foto mie, ne’ ci tengo. Ma ne ho una che rappresenterebbe bene la dicotomia.
Ci sono io, con una gonnellina che qua a Ottobre proprio me la scordo, e che al paesello dovrei scordare quasi tutto l’anno. Io che indosso finalmente un bel sorriso (solitamente vengo solo con le smorfie). Guardo l’obbiettivo, felice di essere da Giordano. Dietro le mie spalle c’e’ la piazza, tutto il fascino del suo mistero, e i suoi profondi occhi neri. Dietro i miei piedi i rifiuti, le arance, e altre schifezze lasciate dal mercato che ha appena sbaraccato.
Non e’ forse la piu’ grande bellezza (dopotutto, pero’, qui non e’ semplice sceglierne una sola. Ok, direte voi, c’e’ una bonazza in posa, ih ih ih MA…), ne’ tantomeno la piu’ terribile monnezza, ma simboleggia l’idea.

Io al paesello ad Ottobre, in minigonna, con una canotta, non solo avrei avuto freschino forse, ma sicuramente sarei stata scomunicata. Non dal curat, ma dalle sciure. Al paesello, fossi stata la ‘non turista’, avrei sicuramente gia’ avuto un’etichetta….. la tusa le che parla minga ben, te’l vista? Chi l’e’? Te savet minga perche’ le’ ven inscia’ semper?
Ma la grande bellezza tutta sua il mio paesello pure la sa’ avere; sta nella natura, e in milleduecento diverse contraddizioni. E il posto in foto, non ci crederete, non e’ una villa di citta’, si trova invece proprio li’…
Prima casina mia, ti prometto che ti dedicherò un post…. presto.

N.B. La bellezza e’ piena di refusi e di accenti mancati
perche’ sono le imperfezioni a rendere bella la vita (oltre al fatto che sono le undicidisera)
“Perche’ se vuoi i colori, stai attentaaaa a te” (Manuel Agnelli, anche lui frutto della bellezza delle parti mie).




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Pubblicato da Mlikyway

Mai prendersi troppo sul serio ;)

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