L’amore ai tempi del telefono fisso.
Millenials: googlate 'spot Sip'. Riderete. Forse.
Forse penserete eravamo degli alieni. A voi.
ATL* mi ha fatto ricordare di quanto sia per noi tutti ora normale essere supportati dalla tecnologia.
Ma non era troppo tempo fa quando l’amore erano immense telefonate dal telefono grigio della Sip con i bottoni rotondi.
Attraverso alcuni step:
1 recuperare il numero
2 recuperare il fiato
3 passare l’approvazione o non approvazione del clan
4 parlarci
Lo stalker si faceva attraverso la guida di tremila pagine che veniva recapitata a casa ogni anno (alla faccia del GDPR… ora sarebbero tutti in prigione).
Bastava sapere in che paese abitava lui, e come si chiamava il padre – allora era fatta.
Bastava che il padre non avesse omonimi in paese. Altrimenti era necessario sapere pure la via (almeno) se ti andava bene, e il numero civico se l’investigation richiedeva più sforzo.
Bastava che abitasse in provincia tua. Vi diciamo da millenni mogli e buoi. Ascoltate…
Quando eri senza indirizzo ma con tanta tenacia, due le opzioni:
1. chiedere (al malcapitato, o in versione soft a un amico) per i più forti di cuore
2. inseguirlo in macchina il sabato sera usciti dal locale con carta e penna in mano. E annotare i dettagli.
Poi chiamavi e mettevi giu’ e ti gasavi con le amiche perché avevi almeno ri-sentito la sua voce. E sapevi che dalle 6 alle 7 di ogni giovedì lui era a casa. Non roba da poco, sto telefono fisso. Per rispondere doveva essere domiciliato. Potevi iniziare a studiare le routines.
Se poi la cosa progrediva, allora dopo il jackpot, era tempo di appuntamenti alla cornetta. E cominciavano le infallibili tattiche evitasgamo.
“Meglio se mi chiami tra le 8 e le 9, quando mio padre guarda il tg che non se ne accorge”.
Ma alle 8 era il fratello maggiore al telefono con la fidanzata, e dunque saltavano i piani.
Tentava alle 7, ora di cena.
E per fortuna non c’erano ancora neppure i display.
Mamma: “Ma chi e’ sto deficiente che chiama quando la gente e’ a tavola? Lasciate suonare.”
Tentava alle 6. Ma tua sorella stava facendo una ricerca in internet. E ve lo ricordate, dico, quando internet occupava il telefono? Ecco.
Tentava il giorno dopo, alle 4, usciti da scuola.
Peccato che mamma a quell’ora era appena tornata a casa dalla spesa.
Allora al primo drin ti dovevi fiondare sul telefono prima che ci arrivasse lei … Altrimenti iniziavano gli interrogatori.
E se non c’erano interrogatori, c’erano spionaggi segreti. Da dietro la porta. O dal telefono numero due da cui bastava alzare una cornetta per ascoltare TUTTE le conversazioni.
E se non c’erano mamme c’erano i baby brothersegretari.
“C’e’ Gringri” e’ una frase che a casa mia ha fatto la storia. Per fortuna Gringri e’ la mia amica di sempre. Quindi quando lui urlava a tutto il palazzo che lei mi cercava, mamma si allarmava al primo drin, ma poi si consolava non fosse un maschio.
Quando erano maschi gli mettevo un cartone per distrarlo, o una bavaglia al cianuro.
Dipende da quanto la conversazione poteva essere hot o privata. E’ cresciuto sano, molto sano, non vi preoccupate.
E quando toccava te a chiamare? Con la voce tremante, le gambe impazzite, scommettendo se avrebbe risposto la madre, il cane o la colf.
E invece era la nonna che era un po’ sorda “ma tu chi sei? Scusa, chi sei? Ripeti per favore”.
L’alternativa pivacy-romantica erano gettoni e cabine in mezzo a strada. Se ve le ricordate. Quelle arancioni. A Pomeo. C’era una volta.
Vecchi tempi, da galateo puro.
C’erano i muretti e i bar dove ci si trovava. E la precisione.
Che oggi con il telefonino in mano e’ un optional (sono in ritardo / possiamo cambiare posto? / mi si e’ bucata la gomma passi te? / il gatto ha deciso che si sposa e non posso mancare. Proprio oggi.)
Non c’erano email, video-calls, whatsapp etc etc.
C’erano carta e penna e francobolli. E le insane attese.
C’era la romanticheria. Pure coi primi telefonini, se uno ti chiamava o ti mandava messaggi sapevi che ci teneva. Consumava credito. E quando non poteva consumare credito e ti pensava ti faceva ‘lo squillo’.
Ora e’ tutto ‘gratis’.
Quanta gente, quanta, non vi chiamerebbe se non ci fossero zoom o whatsapp?
Quanti messaggi e offerte di puntelli e flirts vi sareste perse?
Il fatto è che il pool dei pretendenti allora un po’ si scremava da solo.
A meno che non foste in un giro di ricconi e figli di papà. Quelli ci provavano con tutti, regardless.
Ma io abitavo tra gente che “appena posso ricarico la sim”. Ed era bello sapere che con appena posso arrivavi tu.
Tranne in una stagione all’anno. A Natale. Con la Xmas card. Allora iniziavano i cani e porci.
Allora improvvisamente si ricordava di te l’ex, trovavi cugini di grado quattro,
il vicino di casa ti scriveva che eri gnocca, anche se non lo pensava.
Perché non si butta via niente.
Nemmeno il messaggio 999/1000 che ho pagato con le mie diecimila lire (LIRE ragazzi!!) e che non voglio assolutamente regalare a Vodafone (ogni tanto c’è da ammirare i Brianzoli per la loro tenacità).
E invece oggi… non c’e’ piu’ da sbattersi. E’ la fiera del tutto semplice.
Presunti spasimanti che ti cercano solo quando sono annoiati, dopo avere fatto il giro intero della rubrica con emoji. Perché ragazzi, pure la fatica di scrivere, costa.
Altrettanti ammiratori che fanno improvvisamente gli auguri di compleanno. Si sono ricordati? No, ovvio, gliel’ha ricordato FacciaLibro. Tanto un messaggio non costa nulla. Un mazzo di fiori si.
Poesie girate e rigirate. Chissà se pensava a me o era ubriaco.
Foto indecenti. Era meglio quando pure per le foto dovevi pagare per sviluppare un rullino da 36. Ora siete tutti megalomani dilettanti. Capite di nuovo che ho contro Postaltinder.
E infine:
Il gatto che mi scrive “torno alle 6.”
“No alle 7.”
“Ma forse non torno. Ci vediamo domani?”
E ci sono io.
Che sono qua ad ammettere pure che la tecnologia ha nettamente accorciato le distanze della mia vita da emigrata. Ed è davvero più facile ‘sentirsi vicini’.
Ma anche IO.
Che domani adotto un piccione viaggiatore. E poi vediamo chi.
Se non fossimo in lockdown potrebbe pure funzionare.
*Amore ai tempi del lockdown